...sisi, il lungo viaggio è andato bene, ma andiamo al dunque.

Arrivo a Roma ad orario imprecisato, sentivo di essere vicino all'Alpheus ma non riuscivo a trovarlo, volevo arrivarci senza chiedere indicazioni per soddisfare un mio stupido bisogno di sentirmi padrone del mio percorso, ma ho dovuto cedere, ed allora decisi di chiedere la strada a tre giovani ragazzi che stavano fumando una sigaretta davanti a un bar, sembravano tipi da "Alpheus", chiedo, ma nessuno dei tre sapeva niente, ringrazio, e mentre stavo tornando in macchina sento una voce, "ASPETTA RAGAZZO", mi volto, e vedo una signora sui sessantacinque abbondanti, mi avvicino, e lei inizia a dare indicazioni rassicurandomi di essere vicino, "dopo il ponte a destra, dopo il quarto semaforo a sinistra", dall'esame olfattivo doveva essere al quarto o al quinto Campari & Gin, la situazione non mi puzza di alcol ma di cojonamento, tuttavia ero in largo anticipo quindi potevo permettermi di rischiare, decido di seguire le sue indicazioni. Magicamente mi ritrovo davanti la sede del concerto. Il prossimo mi è stato di fondamentale aiuto. Parcheggio, do la mancia al fottuto parcheggiatore abusivo ed entro.

Parte Prima - Transitional - Voto 3

Mi aveva detto un carissimo amico che l'Alpheus non è un buon locale, aria cattiva e audio pessimo, e confermo tutto. Neanche il tempo di arrivare alla sala principale e già si poteva sentire un forte odore di ascella sudata nonostante all'interno ci fossero soltanto quindici persone escluso lo staff ed incluso il sottoscritto, l'audio era ancora peggio, rimanendo vicino al palco sembrava di stare vicino all'automobile di un truzzone con l'hobby dell'impianto e tanti soldi spesi in sub-woofer, troppo chiuso (e questo vale per tutte e tre le esibizioni). I Transitional erano in due, basso e voce/chitarra/tasto destro del mouse per avviare la base, hanno proposto quattro/cinque pezzi di puro Drone Doom Metal, con una formula non tanto diversa da quella dei Nadja, contanto di 4 prima dell'esplosioni che appunto, avviavano le possenti vibrazioni melodiche. Il cantante spesso ha tirato fuori un orribile effetto vocale, una via di mezzo tra la Voce di Robocop e l'effetto dei Daft Punk, non tanto originali, ma bravini. Prima pausa.

Ed è qui che arrivano i carissimi amici Autopilot from Sorrento, e Michoos What from Padula, quattro chiacchere, giusto un po' d'ironia sulle fedi calcistiche, un'occhiata a felpe e magliette, e i Dalek sono già sul palco. La festa può cominciare.

Parte Seconda - Dalek - voto 4

The Oktopus si presenta sul palco con canotta bianca da macellaio (cit.) e va a posizionarsi dietro due Mac collegati a un Chaospad, MC Dalek entra sorseggiando della cola, saluta e ringrazia gli Isis, si concentra e il silenzio cala in sala. Di nuovo tz tz tz tz e un'onda d'urto ci spinge tutti tre metri indietro. Conoscevoo poco bene i loro brani, avevo ascoltato solo "Absence" e mi era rimasta ben impressa soltanto "Distorted Prose", che ovviamente non hanno suonato, ma mi son dovuto comunque inchinare di fronte alla qualità delle basi create da The Oktopus, che periodicamente si asciugava il volto sollevando la canotta e deliziando il pubblico con un rigidissimo panzone ben affrescato. MC Dalek spesso incitava il pubblico nel frattempo diventato più numeroso ma abbastanza timido, a parte quelli (tanti) venuti proprio per loro e ringraziava ancora gli Isis. Un Cristo mi passa a fianco, si posiziona sulla mia destra e inizia a muovere la testa su e giù a ritmo, era lui, Aaron Turner, umiliava i miei 185 cm e i 190 di Mich. Si inizia a pensare a un Faiv Questions molto approssimativo ma niente da fare, sembrava davvero preso dall'esibizione dei Dalek e non ce la siamo sentita di rompergli i coglioni, siamo stati colti molto ma molto impreparati. Il duo del New Jersey intanto continuava a far muovere le teste ma pur riconoscendo un elevatissimo valore artistico, alla fine m'hanno rotto, 50 minuti allo stesso ritmo son troppi per le mie orecchie, possono andarmi bene solo se si tratta di "Jerusalem" degli Sleep. Me ne vado fuori (che gli appasionati mi possano perdonare).


Parte Terza - Isis - voto 5

Finita l'esibizione dei Dalek, giusto il tempo di mandare due volte "Children of the Grave" e "Monkey" dei Low e gli Isis sono già sul palco. Turner con addosso una t-shirt degli Have a Nice Life, ed io che mi sento di quotarlo. Si inizia a sentire l'ambient di "Hall of the Dead", inizio che era quotato a 1,00000000000000001 ma comunque di fortissimo impatto. Loro davvero molto fedeli alle versioni da studio, sia le melodie che il suono, il batterista è l'unico con la licenza di variare, sia per la difficoltà degli stacchi sia per la libera aggiunzione di doppio pedale, che dal vivo spacca. Ogni pezzo è una macigno di nove/dieci minuti. Aaron si sentiva molto più a suo agio in growl, dove era davvero imponente e battezzava con piccole graziose goccie di saliva le prime file, nelle parti melodiche si allontanava un po' dal microfono lasciando sentire e non sentire, comunque paradossalmente, dal vivo il cantato migliora. Escono fuori da "Wavering Radiant" al terzo pezzo, proponendo l'immensa "Holy Tears", e fu lì che il bassista iniziò a deludermi, ok che suoni il basso come fosse la quarta chitarra diminuendo la corposità dei pezzi, ok che ti presenti con una polo improponibile abbottonata fino al pomo d'Adamo, ma cribbio nell'unico pezzo dove fai un qualcosa di tecnico, ti metti di spalle... Eccheccazzo! Arriva finalmente l'attesissimo momento "Panopticon" con "Wills Dissolve", è fu lui il pezzo galeotto che divise l'opinione debaseriota, c'era chi avrebbe gradito "Dulcinea", ma personalmente sono per l'uovo oggi quindi mi accontento di buon gusto. Si ritorna a WV, con "Ghost Key" e la mia preferita del disco, "Threesold of Trasfomation", dove i bostoniani dimostrano di poter imitare tranquillamente i Pink Floyd senza cadere nel ridicolo ma facendoti elevare per fluttuare tra i meandri blu dell'Alpheus, e poi il buio...

Se ne vanno. Ma come? Di già? Così presto? Sul più bello? FUOOOOOORIIIIIIIIIII!

Tornano, eseguono l'immensa "Carry", e lui è così grintoso da rendere il pezzo di "Oceanic" il picco del concerto, anzi, la punta dell'iceberg, perchè è soltanto un'illusione, i poveri illusi come me che s'aspettavano "Celestial" o "So Did We" devono accettare il loro modo di fare, otto pezzi della durata di dieci minuti cadauno, loro fanno così e noi ci dobbiamo accontentare. Tanti saluti, tanti ringraziamenti, e ciaaaaaoo!

Rimane tanta devastazione dovuta all'impatto con un imponente muro di suono che ti lascia distrutto. Ma distruggersi per osservare gente che sperimenta può solo far bene alla salute (e qui mi riferisco a tutti e tre i gruppi).

23 Euri spesi bene.

La scaletta.

Si ringrazia l'amica Celesis per la gentile concessione della foto.

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