"La coscienza di Zeno" è il terzo romanzo di Italo Svevo (pseudonimo di Aron Hector Schmitz), pubblicato nel 1923. Ambientato a Trieste, città natale dell'autore, l'opera si presenta come l'autobiografia di Zeno Cosini, scritta su consiglio del suo psicoanalista, il fantomatico Dottor S. (un'abbreviazione per Svevo? Chissà!), il quale scrive anche la prefazione al libro, dichiarando di pubblicarla "per vendetta", dato che Zeno aveva smesso la sua cura. A questa introduzione segue un brevissimo preambolo, cui segue a sua volta il primo dei cinque capitoli portanti dell'opera, denominato "Il fumo". In esso Zeno descrive il suo rapporto con le sigarette, un rapporto d'odio e d'amore: mille volte tenta di smettere di fumare e mille volte non ci riesce. Il secondo capitolo ("La morte di mio padre") narra appunto l'ultimo periodo di vita del padre di Zeno: anche il rapporto con il genitore è d'amore e d'odio, anche se a partire dal momento in cui l'anziano è sul letto di morte Zeno sentirà fortissimo l'affetto che a lui lo legava, un affetto che ricollegherà alla sua memoria per tutta la vita.
Il terzo capitolo ("La storia del mio matrimonio") presenta le vicende che avvicinano Zeno alla famiglia Malfenti: egli s'innamora di Ada, figlia del capofamiglia Giovanni, ma dopo molti tentativi (nessuno dei quali va a buon fine), decide di sposare la di lei sorella Augusta, che lo amava non ricambiata. Ne "La moglie e l'amante" è analizzato il matrimonio con Augusta Malfenti e soprattutto il rapporto con l'amante Carla Gerco, una giovane dalle grandissime doti canore. Infine in "Storia di un'associazione commerciale" il protagonista narra le disavventure capitategli nel lavorare come contabile nell'assocazione commerciale di Guido Speier, marito di Ada e amico fraterno di Zeno, che inizialmente lo odiava per avergli sottratto la donna che un tempo amava. Guido non ha talento nel commercio e l'impresa passa di disastro in disastro, in un escalation negativa che culmina nell'inaspettato finale di capitolo.
Ambientato nel 1915-16, l'ottavo paragrafo ("Psico-analisi") può essere considerato come una sorta di conclusione all'opera: il tempo è passato, Zeno è invecchiato, ha smesso finalmente di fumare e non si rende conto in tempo del pericolo della guerra, che è arrivata anche in Italia e avrà nella zona di Trieste conseguenze devastanti. Di una commovente quanto inquietante drammaticità sono le ultime frasi del romanzo, Italo Svevo, per bocca di Zeno, profetizza la guerra atomica che da lì a poco rischierà di concretizzarsi: "Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute. Quando i gas velenosi non basteranno più, un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza in questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli".
"La coscienza di Zeno" è considerato uno dei più grandi romanzi psicologici d'inizio '900. Pur nella sua appartenenza al genere si differenzia da altri esempi di romanzo psicologico (ad esempio "Il Fu Mattia Pascal" di Pirandello) a causa di un'assenza di staticità. L'introspezione psicologica è ciò che accomuna tutti i capitoli del libro di Svevo, ma non appare come l'argomento principale come in Pirandello. Solo nell'ultimo capitolo questo elemento si fa protagonista assoluto, per poi sfociare nella terribile profezia di cui sopra ho citato uno stralcio. Quello di Svevo è in conclusione un romanzo psicologico, ma questo aggettivo non è sinonimo di pesantezza, come sostenuto da molti, ma al contrario è ciò che caratterizza un lavoro perfetto in ogni suo aspetto, dallo stile di scrittura raffinato dell'autore all'ambientazione.
Non si può non segnalare, infine, il fortissimo contrasto fra amore e odio presente nel libro, sono questi i due sentimenti che il protagonista prova contemporaneamente per tutte le situazioni e le persone di cui narra: da qui si evince la modernità di Svevo, uno scrittore immerso nel suo tempo, coi dilemmi tipici dell'uomo novecentesco, senza più punti di riferimento che si guarda intorno smarrito cercando dentro di sé la salvezza, la cura.
Un'opera impegnativa, si, ma imprescindibile. E sublime.
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Altre recensioni
Di CosmicJocker
"Una confessione in iscritto è sempre menzognera. Colognino straparolatoscana o nientiamo!"
"Zeno mente perché si fa portavoce di un credo autoriale oppure perché, da personaggio autonomo, non può fare altro per 'difendersi' dall'invadenza dello psicologo."