Nascono e crescono a Roma i IV Luna; in un ambiente musicale fertile e vivo al quale si continua ad antecedere la solita esterofilia cieca e "mondana" (chi ha detto Metalcore?). Due fratelli, Michele e Luciano Chessa alle chitarre, incontrano il bassista Andrea Caminiti e il batterista Alex Giuliani per mettere appunto la loro visione aggiornata e tributaria della grande stagione progressiva italiana, esprimendola però con sonorità più moderne e più prettamente prog metal.

Musicisti profondamente legati a tutto ciò che di meglio offrì gli anni '70: una perizia tecnica sopraffina, una sensibilità artistica autentica e un'umiltà di questi tempi introvabile (chi chiederebbe 200 euro, 50 a testa, senza vitto e alloggio per un concerto, con due album alle spalle e una gavetta decennale?). Dopo un primo demo-cd ("Libera Mente" uscito nel 2000) i IV Luna si accasarono alla Blond Records del folkman Enrico Capuano, riuscendo a realizzare un ottimo prodotto: questo "D'Incanto" nel 2003. Album che a tratti mostra una maturità davvero inaspettata; degna di paragone con ciò che di meglio il progressive metal abbia prodotto in quasi due decadi di storia. La prima parte del disco è di prim'ordine: la strumentale "Allucinazioni" è la lampante ed eloquente dimostrazione di classe da parte del combo romano, "D'incanto" fa sognare ed emoziona nel profondo per via delle stupende liriche, che rimangono su alti livelli in tutte le composizioni.

"Il Dono D'Efesto" e "Dictator Media" smorzano un po' i toni; dipanandosi con un approccio morbido e delicato che ne esalta la loro carica emozionale e preparano l'ascoltatore a "A Piedi Nudi", canzone interamente acustica in cui interviene la voce carezzevole e malinconica di Monica Proietti Tuzia. Con "Petili Di Cenere" i IV Luna toccano il loro apice artistico concernente quest'album, difatti in questo pezzo troviamo tutto: dalla varietà e qualità tecnica musicale elevatissima, alle toccanti liriche sfumate di malinconia interpretate ottimamente dal buon Michele Chessa. Il ponte che precede l'assolo è catarsi pura. Dopo un breve e affascinante intermezzo, "1945", segue "Ultima Eco", a mio avviso la traccia più debole per via di una ripetività che ne corrompe le intenzioni creative, "Sull'Aria" rialza decisamente il livello di coinvolgimento emotivo. Dopo un altro bell'intermezzo, "1978" arriviamo alle due tracce poste in chiusura: "Isterica Realtà" e "Favole". La prima decisamente più "cattiva" rispetto alla cifra stilistica adottata dal gruppo (non a caso vede la partecipazione alla voce di Flegias dei Necrodeath); la seconda vede la preziosa collaborazione di Mirco Cicconi al flauto che dona un fascino antico e al loro suond.

Concludendo, ci troviamo di fronte ad un lavoro maturo e davvero ben realizzato, nonostante qualche caduta di tono che comunque non ne intacca minimanete il valore complessivo. Un gruppo da seguire con fedeltà, a mio avviso lo meritano totalmente.

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