"Volta la testa verso Capo d'Istria
e respira forte il vento di nord est"
L'Italia si è dimenticata di Ivan Graziani come di molti altri autori e cantanti che hanno dato molto al panorama musicale di questo paese pieno di contrasti agrodolci.
Sono un po' di giorni che sul piatto gira "Ivan Graziani", splendido lavoro del 1983. Le emozioni sono quelle di una prima volta anche se tocca corde della sensibilità un po' assopite in questi giorni di Agosto. Di questo disco ho sempre amato "Navi", per il ritornello che canta di un sentimento impossibile "tu sei libeccio e io maestrale, son sempre venti sì ma non è uguale e nessun porto ci vedrà mai tornare" ma anche per la bellissima e solare musica su cui spicca la chitarra di Ivan. "Ivan Graziani" ha un bellissimo suono a condire canzoni raffinate, nostalgiche come la scoperta del sesso narrata in "Bionda Signora Dei Ciliegi", "davanti a quel divano dannunziano risento la tua mano", o un vecchio amore mai assopito nella splendida Trieste in "140 Kmh", "sono ansioso di vedere l'allegria negli occhi tuoi mentre vivi il mondo che da vent'anni ti appartiene". L'energia di "Il Chitarrista" e "Nino Dale And His Modernists" sono la miglior cura ad una sana voglia di rock'n'roll estivo grazie alla sempre efficace chitarra e alla batteria di Calloni, a suggellare tastiere e synt velati e mai invadenti.
C'è bisogno di fermarsi, godere della semplicità, questo disco è semplice, semplici storie raccontate con una musica semplice per un mondo tremendamente ingarbugliato. C'è bisogno di riscoprire le storie che Ivan raccontava, l'amore di Trieste o la triste vicenda di Giulio "con il petto tatuato, pochi denti e niente carne" ("Torna a casa Lassie") che ruba autoradio. C'è bisogno di riscoprire Ivan.
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