Nel 1992 Ivano Fossati pubblicava il notevole "Lindbergh - Lettere da sopra la pioggia". Un album che riusciva ad unire alto spessore musicale e grandi liriche. In quel quinquennio la vena creativa dell'artista era ai massimi livelli. A conferma di questo ci sono pure i precedenti dischi che insieme a "Lindbergh" formano una sorta di trilogia discografica imprescindibile per comprendere l'evoluzione artistica del musicista genovese.

Dopo l'uscita dell'album, Fossati parte in tour. Buontempo (insieme al disco: Dal vivo Volume 2 - Carte da decifrare) sono la testimonianza di quel periodo unico. Le registrazioni del disco furono effettuate al teatro Ponchielli di Cremona. Ora vediamo il disco: la registrazione parte con "Terra dove andare" che fin da subito mette in risalto la bravura della band. In questo brano si fanno apprezzare subito le grandi doti del tastierista Stefano Melone. Altro musicista che si mette  da citare è Vincenzo Zitello, che con la sua arpa arricchisce la veste sonora di tutto il brano. Non è certo esagerato dire che questa versione risulta superiore a quella di studio. Con il secondo brano il livello sale ancora. La versione dal vivo di "La pianta del tè" è splendida. In questo pezzo suonano tutti i sette musicisti. Beppe Quirici al basso fretless, Elio Rivagli alla batteria sono in perfetta simbiosi. Mario Arcari è il protagonista con l'oboe e con il flauto di Pan(canna di bambù). Dopo la notevole "Una notte in Italia", "Buontempo" ed "I treni a vapore" si ascolta uno dei vertici artistici della canzone Fossattiana. "Mio fratello che guardi il mondo" è senza dubbio uno dei brani più belli, il testo di grande profondità, in questa versione risulta essere ancora più intenso.

Tutto il disco si mantiene su livelli altissimi. Difatti tutto meriterebbe citazione. Nella strumentale  "Sonatina" si fanno apprezzare le notevoli doti del chitarrista Armando Corsi. "Panama"  in questa versione è intensa e brillante.  Il gruppo, infatti,  si esalta in tutta l'esecuzione. Dopo la classica "Questi posti davanti al mare", il disco si chiude con Fossati che esegue, con la sola chitarra classica, un brano dei prima anni ottanta, ovvero la meno conosciuta "Amore degli occhi". In definitiva questo è un disco che rappresenta uno dei migliori esempi di "vero" disco dal vivo. Per chiarire, il disco non è stato ritoccato in studio,  quindi è una testimonianza veritiera di quello che può creare un gruppo di musicisti affiatati, inclusi anche tutti i difetti. Alla fine si può anche dire che questo è uno dei più riusciti album (insieme al secondo) "dal vivo" di tutta la musica cantautorale italiana.

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