Indubbiamente il talento più interessante della formazione dei Cream, innovatore del ruolo del suo strumento, cantante personale e competente e prezioso compositore, Jack Bruce dette alle stampe, nel 1969, al suo primo lavoro come solista.
"Songs For A Tailor": canzoni per una sarta. Il femminile è d'obbligo, in quanto l'album fu da Bruce dedicato ad un'amica stilista, Jeannie Franklin, scomparsa in quell'anno dopo un incidente d'auto mentre era al seguito dei Fairport Convention.
Ciò che fa la differenza tra questo lavoro e i precedenti album incisi con i Cream è la sorprendente ricchezza delle composizioni. Quest'album è fortemente e volutamente un album di canzoni, dalle armonie complesse e dai sostanziosi arrangiamenti. Bruce si lascia alle spalle l'ipoteca del supergruppo più super mai apparso nella storia del rock, uno dei pochi ad aver realmente prodotto della buona musica (a tratti) e non solo un alibi per attrarre appassionati verso una formula che spesso vive più di apparenza che di sostanza.
Benchè meno in luce dei suoi compagni di strada (Clapton all'epoca era Dio delle sei corde e Baker il re dei batteristi), il bassista scozzese li surclassava di gran lunga in quanto a talento. Mai prima di quel momento il basso elettrico aveva assunto una voce così autorevole, ben oltre il ruolo di cardine tra ritmo e armonia. Senza Bruce non si sa che strada avrebbe preso lo strumento a quattro corde, fatto stà che, grazie ad un background musicale di primo livello, fatto di conservatorio come violoncellista e di contrabbassista nel mondo del jazz, fu lui a far vedere ai distratti ascoltatori di cosa si poteva essere capaci con in mano un Gibson eb3, un pedale FullTone, senza essere chitarristi mancati costretti a suonare uno strumento così poco "protagonista".
Riguardo il suo ruolo di compositore, se si trascura l'eterna hit "Sunshine Of Your Love", molti sono i capolavori che Bruce partorì durante la militanza coi Cream, in collaborazione del fido paroliere Pete Brown. "White Room", "Politician", "I Feel Free" e la trascurata ma splendida "Deserted Cities Of The Heart" sono solo alcuni titoli tra i tanti del musicista di Glasgow. "Songs For A Tailor" ne aggiunge altri, forse anche più succulenti.
Il classico "Theme For An Imaginary Western" è il brano più noto della raccolta: una ballata bachiana, dalle atmosfere simili a "A Whiter Shade Of Pale" ma più complessa, sia armonicamente che ritmicamente. Ma sin dall'inizio ci si accorge che siamo di fronte ad un album che impone una forte caratterizzazione della scrittura musicale. "Never Tell Your Mother She's Out Of Tune" e "Ministry Of Bag" sono ricchi blues, corredati da una grande sezione fiati, tra cui Harry Beckett e Dick Heckstall-Smith; ma sono i momenti più intimi ed immaginifici ad essere quelli più affascinanti: "Ticket To The Waterfalls" è una rumba rock con introduzione, dove il cesello bassistico di Bruce è profondamente barocco. Simile a "Theme For An Imaginary Western" è la meravigliosa, paradossale "Weir Of Hermiston", ispirata ad un romanzo incompiuto di Stevenson, lussureggiante, malinconica, con un mestoso accompagnamento di pianoforte che si trasforma in un breve, imprevisto twist. "He The Richmond" è un boogie-funk che può ricordare il Van Morrison di "Moondance", ma con maggiore sarcasmo nel cantato di Bruce, condito dai classici controcanti a scale discendenti del basso "Bruciàno". "Boston Ball Game" è un blues afro arrangiato per piccola orchestra, vicino a certi sentori del contemporaneo jazz sudafricano (Luis Moholo, Chris McGregor). "To Isengard" è l'unico momento acustico del disco, pensando al "Signore degli Anelli" e "The Clearout", che chiude la raccolta, è la canzone più vicina ai Cream e alle loro cavalcate.
Un posto a parte merita la splendida "Rope Ladder To The Moon", eseguita con alcuni componenti dei Nucleus (Chris Spedding, John Marshall); canzone misteriosa e tenebrosa, celebre anche nella versione fatta dai Colosseum nel loro live; lì divenuta una dionisiaca orgia di virtuosismi per l'ugola di Chris Farlowe e per Dave Greenslade e Jon Hiseman (immenso batterista, presente in quasi tutte le tracce di "Song For A Tailor); qui scandita da un fosco background di violoncello e dall'essenziale drumming di Marshall. Una canzone "inesorabile".
A seguito di questo capolavoro Bruce realizzerà "Things We Like", una jam rock jazz con John McLaughlin, di modesto interesse e "Harmony Row", il vero secondo album solista dopo "Songs For A Tailor", bello ma non allo stesso livello. Nel frattempo importanti collaborazioni, con l'edizione dei "Lifetime" di Tony Williams, accanto al grande organista Larry Young, e "Escalator Over The Hill" di Carla Bley, storico "melodramma" jazz dei settanta.
In definitiva, pur tra alti e bassi, Bruce resta il musicista più interessante della triade Cream, anche se il meno noto: ben oltre il mediocre strumentismo ricco di stile di Clapton e la greve batteria di Baker, sovente geniale ma altrettanto prolissa e stolida. Se il ruolo di più importante bassista rock è indiscutibile, il talento come compositore e cantante va di pari passo. "Songs For A Tailor": un album da riscoprire, da poco rieditato con bonus tracks, per i sessanta anni del collerico genio e beone di Glagow.
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