La prima volta che ho ascoltato Jack Johnson ero a Lombok, in Indonesia. Dopo una giornata passata tra le onde della splendida isoletta indoneisana e dopo aver cosparso la mia pelle con ettolitri di olio doposole si va prendere una birra nell’unico locale della piccola località dove mi trovo. Non ci sono turisti, ci sono solo surfisti. Ci si conosce tutti dopo un paio di giorni, le stesse persone che ti servono da bere sono quelle che domani mattina ti ritroverai sulla barchetta che ti accompagna sulla barriera corallina, dove le onde frangono a meraviglia. Anche la band improvvisata che suona sul piccolo palco fatto di tavole e bambù è formata da surfisti. Un gruppo di ragazzini che avranno non più di 20 anni. La serata trascorre in tranquillità, relax, calma. Tutto tipicamente indonesiano.
L’orologio è solo un ricordo del mondo freticamente occidentale che mi sono lasciato dietro per un po. La musica mi culla per tutta la serata tra un bicchiere di birra e una chiaccherata con nuovi amici da tutto il mondo riguardo viaggi improbabili e onde eccezionali. Una sola cosa non so. Non conosco le canzoni che la band sta suonando.
Un ragazzo Australiano (che tra noi scherzosamente chiamiamo Telespalla Bob per via dei suoi capelli) mi dice che si tratta di un tale Jack Johnson. L’indomani sveglia alle 6, come sempre. Un pancake alla banana e miele per colazione e via sulla barchetta dei pescatori fino alla barriera. Nella testa continuo a fischiettare i motivetti che ho ascoltato ieri sera... Vedo Telespalla che prende un onda enorme e allora capisco che c’è anche lui. Mi avvicino e, dopo avergli fatto i complimenti per l’onda che ha cavalcato, organizziamo un incontro per farmi ascoltare i cd di questo Jack Johsnon. Ascolto effettuato: è amore!
Comprerò tutti i suoi cd e diventerò JJ dipendente per mesi e mesi, specialmente durante la mia permanenza asiatica! Ora sono qui, nel salotto, sul mio divano che ascolto il suo nuovo cd. La musica non cambia (come si dice). Tutto è meravigliosamente uguale. La semplicità nella creazione delle melodie, la dolcezza della voce. Quella chitarra un po stoppata che è un pacifico mix tra country e reggae e poi la sua voce calda e sussurrata. Sono lontano kilometri e kilometri dall’Indonesia ma è come essere di nuovo li, col sole sulla pelle e la musica nelle orecchie. Con l’animo sereno di chi aspetta la sua onda per condividere questo momento con i suoi amici, siano qusti vecchi amici oppure solo persone con le quali hai condiviso alcune splendide ore. Non c’è nessuna novità rispetto agli album precedenti, ma mi piace proprio questo!
Le chitarre sono rimaste acustiche, i ritmi sono rimasti allegri e giocosi, il mare respira dietro ogni singolo accordo. Quell’atmosfera da falò pervade tutto l’album come era già accaduto nei lavori precedenti rievocando in me ricordi che il tempo inevitabilmente lenisce.. Bellissimi i duetti. Addirittura emozionante e toccante quello con Ben Harper in “With my own two hands”. La musica di Jack Johnson è una sorta di involuzione primordiale verso quella semplicità che nel mondo di oggi lascia spazio alla cura estenuante del particolare, al dover essere come la gente ci vuole, perfetti in ogni dettaglio. Jack Johnson si lascia andare, lascia che dalla sua chitarra venga fuori quel bambino che spesso molti di noi lasciano chiuso nell’armadio perchè si vegognano di mostrarlo agli altri, perchè hanno paura di essere considerati fanciulleschi e immaturi. Jack non si prende sul serio. Sa che non è un virtuoso della chitarra, sa anche che la sua voce non è quella di Freddie Mercury ma lascia che sia il suo cuore a parlare e a pizzicare dolcemente le corde del suo hukulele.
Il risultato è questo, una musica che ti trasporta direttamente sulla spiaggia, che ti fa sorridere senza volerlo, che ti fa venire voglia di chiamare i tuoi amici, che ti fa rilassare mentre leggi il giornale creando attorno a te, nella tua stanza, un mondo di sabbia e conchiglie. Ho solo paura di una cosa, MTV ha scoperto Jack e ora il suo singolo è in rotazione nel tritatutto musicale più imponente del pianeta. Spero che Jack non cambi... ma il mondo non è più fatto di sognatori.
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