Era il 1991 quando i Jacquarell Tug se ne uscivano col loro esordio discografico. Il complesso della provincia di Goccio, nata dallo scoglimento dei Mortor 56, non fece altro che intraprendere la stessa strada di questi ultimi, attraverso una progwave con venature vaporesche. A dare questo impulso fu certamente Dani Hitlinson, chitarrista dei Mortor, frontman ora dei Tug. Quanto siano stati fondamentali per la musica degli anni successivi non lo sappiamo. L'unica cosa che possiamo sostenere con forza è che non passarono inosservati, attraverso una concorrenza oserei definire quasi 'spietata' di completti come i Tratto oppure i Paper Fax, che anche non condividendo musica dello stesso spessore, avevano un maggior conenso dal pubblico.

Si chiama Mystificator of Scogliera il primo disco dei Jacquarell (non proprio l'esordio perchè prima di esso fu dato alle stampe l'EP 'Froziente Nasco'), un prodotto assolutamente innovativo. Molti hanno definito il disco come un misto tra i migliori Mare Nostrax e un pizzico di Bleckenigge, ma qui i paragoni si sprecano. La formazione prevedeva il gia citato Dani alla chitarra, Joni Otaka al basso (figlio del grande Rubaldo Otaka), Gary Stellone alla strectofonia e Giovanni Masciuppo al mining. Ma parliamo della musica.

Gia dalla copertina si capisce tutto. Un mare di note che trabballano e seppelliscono l'ascoltatore in un orgia uditiva. La prima traccia 'Braing of Brano', scritta a cinque mani, rappresenta il massimo della metalwave cinquantina. Un brano dalle venature neoclassiche basate su 16 tempi di cui i maggior parte dispari. Non è innegabile che i nostri possano aver preso spunto dalle doti pro-chitarristiche del genio di Mentinchester, ovvero Norman Bruttenfold. I toni si fanno piu tiepidi con la seconda traccia, 'Nativity for Gianni'. in cui i commenti sono supreflui. Ancora un attacco di pianoforte, in cui la voce straziante del frontman si destreggia tra echi incontrollati e strofinii di carta vetrata. 'Giangurartorigretrofroscu' è però il pezzo vincente del lotto. Avanguardia allo stato puro, la scala tetraedia della chitarra di Dani diventa bollente. I toni si innalzano fino al punto da lasciare il telespettatore fisso nel guardare come nei minuti centrali un silenzio tombale porti al finale cupido e insenziente, in un crescendo emotivo che è la base del genere musicale proposto e rinnovato dal gruppo Gocciese. Tanta ma tanta sperimentazione in un brano condito dal basso che emette suoni quasi da xilofono (cosa che accadrà spesso nei successivi lavori del gruppo). Insomma, da ascoltare almeno una volta nella vita, nonostante la lunghezza quasi proibitiva di questa suite (433 secondi).

Il lado D del disco non è altrettanto fondamentale per il decennio. Infatti, se la cava, tra alti e bassi ('Nurgens of Roberto' e 'Mughi To Spinacina' in primis) ma perde quell'alone di mistero e di efficacia in brani del tutto prevedibili quali 'Posacenerentola' e 'Gallery Muniz'). Tutti i componenti si danno da fare, il prodotto è quindi ottimo, a partire dal basso roboante di Otaka al volteggiante blues tastieristico del giovane Stellone. Un finale col botto quindi. E' difficile collocare questo 'Mysstificator of Scogliera' in un solo genere. Cosa che diverrà piu semplice con l'easy listening dei successivi lavori, 'Marionets of Contrabbando' in primis.

Un gruppo davvero tutto da scoprire. Buon film a tutti.

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