The James Gang
Live In Concert

Joe Walsh sta per compiere sessant'anni, è stramiliardario perchè a metà degli anni '70 gli si fermò davanti un treno con sulle fiancate scritto EAGLES e lui intese di prenderlo. Pare avessero bisogno di uno rocchettaro vero, per dare nerbo a concerti e dischi invero perfetti ma mosci… però che non esagerasse neh… !

Bel gruppo gli Eagles, grandi canzoni… ma che peccato sia salito su quel treno!

Peccato per me, per noi, e per lui un grande e rumorosissimo chitarrista rock blues, di quelli che dovrebbero passare tutta la carriera rigorosamente in trio, con un bassista e un batterista a tenergli il sacco con la ritmica e guai chi altro, tale è il "pieno" sonoro, la grinta strabordante, le tonnellate di feeling di cui è capace quando ha tutto lo spazio possibile sulla scena.

E questo è il disco che focalizza perfettamente il rimpianto di cui sopra. Eccolo qui ventitrè enne nel 1970 col suo trio mentre esagera, strapotente ma in perfetto controllo colla Les Paul paurosamente imballata in una risacca di eco ribattuto, la sua voce acuta e metallica a bucare il marasma sonoro, i due compari accanto a lui belli svegli a tener botta alla grande.

"Stop" avvia le ostilità, è classico brano rompighiaccio (quale ghiaccio, sono lì tutti a urlare… ) diretto e breve che confluisce direttamente nel pachidermico blues "You' re Gonna Need Me", una vera colata lavica lentissima e inesorabile, da scottarsi le orecchie. Assolo da tsunami con il chitarrone sciabordante che ingoia e risputa fuori la vocina beffarda di Joe cattiva come l'aceto che fa a spintoni con i tonfi di batteria e basso. Che blues! Sanguina fuori dalle casse! Dopo tanta tonitruanza la chitarra viene momentaneamente posata in un angolo a favore dell'organo Hammond per una coppiola di ballate una più bella dell'altra: "Take A Look Around" e "Tend My Garden". Sempre a ballata anche il quinto pezzo "Ashes The Rain And I" ma Joe ed il bassista Dale Peters sono qui impegnati alle chitarre acustiche per un brano comunque teso ed intenso.

Il rock blues fumigante torna con "Walk Away" ed è divertente il confronto fra codesta versione e quella mezza reggae, perfettina ma senza sudore che trent' anni dopo Walsh usa rilasciare accompagnato dagli Eagles in reunion: non c' è proprio gara qui il riffone ti salta addosso e ti blocca a terra il riflusso degli echi dentro la sala da concerto ingrassa il suono e fa andare in tilt i timpani e in godimento la panza… Gran finale con il tipico pezzolone live settantiano dilatato all'inverosimile per gli assoli di tutti gli strumentisti. S'intitola "Lost Woman" e non finisce più, ma quando invece finisce, è finito pure l'album, accidenti.

Non amo i dischi dal vivo, ne posseggo pochissimi per via che sono o falsati da sovraincisioni successive, o con un suono inadeguato, o con gli stessi arrangiamenti dello studio o al limite perché oggi esistono i DVD e tanto vale anche guardare oltre che ascoltare. Però ci sono delle eccezioni nelle quali il valore aggiunto dello scambio di energia fra esecutori e pubblico, dell'autenticità e schiettezza dell'avvenimento, dell'assenza di produttori furbetti che pilotano suoni e ritmi dove loro pensano che convenga maggiormente, ne rendono opportuno il possesso e la James Gang catturata dal vivo nell'acustica perfetta della Carnegie Hall di San Francisco è una di queste.