I contenuti e le idee alla base di questo film di James Ponsoldt (tratto da un'opera dello scrittore Dave Eggers) non sono particolarmente originali. Al contrario questi costituiscono temi dibattuti ampiamente già a partire dalla prima metà del secolo scorso e con opere fondamentali della letteratura come '1984' e sotto diversi aspetti con 'Citizen Kane' di Orson Welles e che inevitabilmente sono divenuti in qualche maniera sempre più centrali nelle nostre esistenze individuali e nella nostra vita privata con lo sviluppo inarrestabile della tecnologia.

Questo per dire che la cosa fondamentale su 'The Circle' non è tanto lo svolgimento della trama in sé quanto quelli che sono i suoi contenuti tematici di fondo e che in pratica come finisca poi la storia e le vicende dei diversi protagonisti è qualche cosa che interessa per forza lo spettatore (questo è evidente) ma non è poi così interessante e importante da essere raccontato o argomentato.

La storia è fondamentalmente quella di una giovane donna di nome Mae Holland (interpretata da Emma Watson, che per chi scrive e per quanto possa interessarvi, è una delle donne più belle del mondo) che comincia a lavorare come operatrice in una forma avanzata di social network denominata appunto 'The Circle', fino a diventarne la personalità più importante e allo stesso tempo un vero e proprio simbolo perché scelta dai 'capi' per un progetto sperimentale in cui lei mette praticamente a disposizione a tutti gli utenti del social la sua intera esistenza ventiquattro ore su ventiquattro.

Inutile aggiungere che una serie di accadimenti le faranno in seguito prendere coscienza delle finalità occulte del social e che quella fede incrollabile che lei riponeva nella visibilità a tutti i costi come risposta ai problemi del mondo (uno degli slogan adoperati dal social è: 'Ogni segreto è una bugia') fonda su presupposti sbagliati e per questa stessa ragione si ritrova a riconsiderare il suo punto di vista su un tema oggi tanto dibattuto quanto centrale, relativamente l'uso dei social e dei media ingenerale, quale quello della privacy.

Va detto che il film, che è sicuramente un'opera ben fatta e con un buon cast di attori (a partire da un big come Tom Hanks) e che peraltro sembrerebbero tagliati su misura per i ruoli che interpretano, non delude, anche se alla fine possiamo benissimo dire che se da una parte pone in maniera forte la questione, dall'altra invero non offre quella che si potrebbe considerare una soluzione vera e propria. Ma il fatto che mi viene da considerare è che forse una soluzione totale e definitiva a questo problema, quello della privacy, della possibilità o meglio della realtà concreta che tutti i nostri dati in rete siano archiviati e utilizzabili da parte di grandi potenze nel mondo di internet e dei social media, non c'è.

Del resto, quando condividiamo una frase, una foto, un video su Facebook oppure su Twitter o Instagram (basta in verità anche una semplice ricerca su Google) lo facciamo in modo più o meno consapevole ma comunque dopo avere sottoscritto all'atto delle iscrizioni determinate regole. In ogni caso è evidente che un processo di raccolta dati (e quindi di conseguente analisi e utilizzo) sia un'operazione semplicissima da effettuare e per la quale non è neanche necessario l'intervento di tecnici specializzati.

Il punto è: dobbiamo avere paura di questa cosa? In che direzione stiamo andando veramente?

Ho nominato '1984', che raccontava l'incubo concreto di un regime totalitario in cui la libertà privata e personale costituisce qualche cosa di impossibile. Ho accennato a 'Citizen Kane', che dichiarerà egli stesso in una frase del famoso film di Orsini Welles di avere il potere di decidere cosa deve pensare la gente. La realtà che viene raccontata in'The Circle'e quella che ci troviamo a dovere considerare nella società di oggi contempera in qualche maniera entrambi gli aspetti.

Da un certo punto di vista un social network incarna alla perfezione il sogno capitalista di controllo delle masse. Che forniscono in uno stato di apparente libertà, la materia prima e tutte le informazioni a chi detiene il potere per permettergli di esercitarlo in maniera sempre più efficace in una evidente commistione in questo caso tra i principali gruppi di potere economici e del mondo dei mass media che spesso e volentieri coincidono tra loro e possono coincidere anche con chi detiene il potere politico.

È evidente che queste poche righe non possono e non vogliono essere un trattato di sociologia o una profonda analisi politica e sociale della nostra società e del mondo in cui viviamo, ma alla luce dei contenuti del film e considerando che anche queste righe finiranno sul web e come tali potrebbero costituire dati di una ipotetica raccolta e conseguente analisi (parliamo chiaramente di un caso puramente ipotetico) questa sede è allo stesso tempo lecita per porsi e trovare una risposta a queste domande.

La tesi di 'The Circle' (mi riferisco alla organizzazione immaginaria che poi dà il titolo al film) è che la condivisione totale delle informazioni significhi libertà. C'è un fondamento di verità in questo? So che molti potrebbero storcere il naso davanti alla mia risposta, ma secondo me sì. Condividere informazioni, fatti, conoscenze è qualche cosa che sin dall'età primitiva è stato alla base dell'evoluzione dell'uomo. Lo sviluppo tecnologico e le conoscenze in ogni campo hanno subito una accelerazione impressionante quando lo sviluppo nel campo dei trasporti e dei media hanno facilitato quello che possiamo definire come 'incontro'.

Banalmente su un social network come facebook, che credo abbia ora qualche cosa come due miliardi di utenti in tutto il mondo, girano miliardi e miliardi di informazioni ogni giorno. Ci sono persone che si conoscono e diventano amiche anche se abitano in due continenti diversi, ci sono 'coppie' che nascono su facebook, ci sono comunità dedicate a temi particolari che mettono in contatto tra loro appassionati di tutto il mondo e di tutte le età. E sì, tutto questo in qualche maniera fa parte anche di un gigantesco business e entra a fare parte di un gigantesco archivio di informazioni che potrebbero, anzi che possono essere utilizzate per manipolare o semplicemente indirizzare il pensiero e i gusti, le preferenze delle persone.

Tutto questo dovrebbe terrorizzarmi. Eppure sento che non me ne frega niente e non lo so, non riesco a capire se questo sia un mio modo di esorcizzare tutto questo o se semplicemente il mio sia un prendere atto di qualche cosa che oggi esiste. Che è una realtà. E sfuggire alla realtà o distorcerla o in qualche maniera opporvisi ma senza entrare nel merito della sostanza delle cose credo che sia poco 'scientifico' è inutile. Se non persino dannoso e alla fine una forma di menefreghismo.

Quello che penso è che forse in fondo la privacy non è così importante: quello che conta è sempre oggi come ieri possedere una coscienza indipendente e una capacità di analisi. E queste sono cose che si possono possedere a prescindere dall'utilizzo di un social, da guardare la televisione, ascoltare la radio oppure leggere i giornali. Anzi tutte queste cose non possono in tal caso fare altro che allargare il tuo bagaglio di conoscenze a prescindere dai contenuti perché sei in questo caso in qualche maniera 'vaccinato' e questo oltre qualsiasi possibile manipolazione. Il punto è se siamo consapevoli quanto dovremmo (e questo è l'aspetto più difficile) e se siamo preparati a considerare una violazione possibile della nostra privacy come qualche cosa di cui non fregarcene assolutamente nulla.

Penso al caso di Tiziana Cantone, ripresa in un filmato poi diffuso via web in cui veniva ripresa mentre aveva un rapporto sessuale. La sua fine è stata drammatica, mi ha profondamente colpito; non conosco tutto lo svolgimento dei fatti, ma immagino bene ci sia un processo in corso e che ci saranno dei colpevoli e possibilmente delle condanne. Ma pensate per un attimo se vivessimo in una società dove fossimo tutti più consapevoli e capaci di dare alle cose una loro giusta dimensione. Tiziana Cantone sarebbe semplicemente quello che era: una donna che ha fatto del sesso con un uomo e quello sarebbe semplicemente un filmato come tanti. Se ci pensate è qualche cosa di cui lei non dovrebbe assolutamente vergognarsi e di cui tutti gli altri non dovrebbero fregarsene nulla. Allora forse il concetto di 'privacy', così come inteso, è qualche cosa il cui sviluppo e concezione debba cambiare e evolversi (si spera in senso positivo) di pari passo con lo sviluppo tecnologico. Dopodiché che entrino pure in possesso di tutte le informazioni che gli pare. La loro utilità sarà pari a quella di carta straccia. Anzi. Questa almeno potrebbe essere riciclata.

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