Il quattordicesimo lavoro in studio dei veterani James, (pubblicato due anni orsono), "Girl At The End Of The World", ha rappresentato un'improvvisa resurrezione commerciale per la storica band britannica (arrampicandosi fino alla numero due nella classifica album, tanto da insidiare il primato della regina pop Adele).

Adesso è arrivato il momento delle conferme, che non tardano ad arrivare con questo "Living In Extraordinary Times". Per l'occasione gli otto di Manchester confezionano un gradito ritorno alle sperimentazioni sonore di metà anni novanta (punto di riferimento principale "Wah Wah"), come certificato dalla fragorosa opener "Hank" e dalle filo industrial "Heads" e "Picture Of This Place". Rimane sempre ben presente l'ottimo gusto melodico al quale la band ci ha abituato negli anni, il tutto elevato da arrangiamenti secchi e decisi, tutti giocati su percussioni e ritmi frenetici.

Non mancano episodi dove l'anima british della band viene maggiormente fuori, ad esempio in "Leviathan" (uno dei migliori brani del disco), "Better Than That" e "Coming Home (Part 2)". "Many Faces" (ibridio indie folk) e "How Hard The Day" abbassano deliziosamente i toni, mentre "What's It All About" si abbevera alla fonte dei figliocci The Killers e "Backward Glances" è una buona ballad per piano che si lascia più che ascoltare.

I James, in definitiva, rimangono una delle band più valide ed interessanti nel panorama rock britannico. Dopo tantissimi anni di carriera riescono a reinventarsi intelligentemente, senza rivoluzioni, ma rimanendo saldamente ancorati al proprio glorioso passato, aggiornandosi quando serve alle nuove sonorità senza risultare quasi mai senili.

"Living In Extraordinary Times" è l'ennesima buona aggiunta ad un catalogo davvero invidiabile.

Brano migliore: "Hank"

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