La fauna di De Baser mediamente non è proprio di primo pelo, è molto probabile quindi che ci sia chi si ricorda Kitchen, il programma condotto anni fa da Andrea Pezzi. A me è rimasto il ricordo di un momento in particolare in cui Pezzi spiegava all’ospite di turno un metodo per comprendere il cubismo che gli aveva insegnato qualcuno del settore: passo 1 - prendere un pacchetto di sigarette vuoto ed immaginare che quello sia la realtà come la vedono i nostri occhi e come la dipingerebbe ad esempio un pittore paesaggista; fatto?, bene, procedere con il passo 2 - smontare il pacchetto staccando i lembi incollati e dispiegatelo su di un tavolo in modo che diventi nient’altro che un foglio di cartone sagomato.

Ecco, quella che vedete ora è la realtà come la disegnerebbe un cubista.

Non ho mai capito se il metodo funzioni veramente per il cubismo, mi sono invece fatto l’idea che venga bene per chi voglia dispiegare su tavole di fumetti i posti più reconditi dell’inconscio/mondo dei sogni umano.

Luoghi in cui alla domanda “di che colore era il cavallo bianco di Napoleone?” ha perfettamente senso rispondere “nero a strisce gialle e blue”, luoghi in cui una scrivania ed un corvo hanno effettivamente qualcosa in comune, e in cui la barzelletta di Rosalia che con la sua operosità fa entrare il lenzuolo nel culo a Calogero fa ancora ridere.

Di fumetti incentrati su questo argomento se ne possono trovare di innocui e di decisamente meno innocui. Nella seconda categoria annovererei “Le straordinarie avventure di Pentothal” di Andrea Pazienza, o “Arzach” di Moebius, per esempio. Tra quelli innocui ci metterei questo “Hewligan’s Haircut” di Jamie Hewlett (disegnatore) e Peter Milligan (sceneggiatore), in cui vengono raccontate le avventure dal sapore un po’ gabrieliano/jodorowskiano di Hewligan, un ragazzo ex internato nel manicomio “5 stagioni”, giocando con il tema della pazzia in modo leggero e ricorrendo a dosi massicce di nonsense e surreale di stampo anglosassone.

Le mie pupille ci sono finite sopra a conclusione di una breve ricerca su qualche lavoro da leggere di Hewlett, disegnatore che a me piace un botto, noto in Italia più che altro (credo) per aver creato i componenti dei Gorillaz.

Il nome del protagonista è un gioco di parole creato unendo parti dei nomi dei due autori in modo che suoni più o meno come “hooligan”.

La storia parte dal colloquio che Hewligan ha con il dottor Proctor, un tipo con orecchie che gli ballano sulla testa (o forse è Hewligan a vederlo così) per verificare il suo stato di salute. Cercando di mettere in ordine la zazzera in vista del colloquio, Hewligan crea una strana acconciatura con un buco in mezzo che accidentalmente ha la stessa forma del simbolo sul tasto di spegnimento dei modulatori di frequenza di ogni dimensione creati dal grande creatore. In pratica la presenza del simbolo in una data dimensione è causa dello spegnimento dei modulatori e questo fa si che tutto in quella dimensione non sia più in armonia.

Hewligan viene giudicato sano dal dottor Proctor e può uscire dl manicomio, ma si trova a dover affrontare un mondo stravolto per ciò che la sua acconciatura ha causato, dove lui pare essere l’unico sano di mente. Verrà incaricato di mettere a posto le cose, aiutato da una tale Scarlet O'Gasmeter, deformatore della realtà.

Ho usato i termini gabrieliano/jodorowskiano perché non si capisce fino alla fine (almeno io non l’ho capito) se il viaggio di Hewligan e Scarlet O'Gasmeter sia effettivo nel fumetto, o sia solo un’allucinazione del protagonista, un po’ come il viaggio di Rael nella New York dell’agnello.

Carico i commenti...  con calma