I Jamiroquai con questo lavoro si confermano una realtà fra le più piacevoli e qualitativamente più elevate dell'easy listening. Geniali nella loro semplicità e nell'abilità di creare anche in questo disco dei pezzi accattivanti e di piacevolissimo ascolto.
La cosa che stupisce sempre dei Jamiroquai è proprio l'apparente facilità con cui pongono in essere dei bei pezzi "party". Giunti al quinto disco, sfornano così, tranquillamente e senza sforzo apparente (ricucite le ferite dopo il divorzio dal bassista Stuart Zender) un disco validissimo ed alquanto variegato. Il genere è al crocevia tra disco music anni '70 (quella più becera), l'acid jazz, lo R'n'B, il funky e la musica elettronica.

Non si può tacere la naturale simpatia che suscita il buon Jason Kay, cantante e frontman del gruppo, specialmente nelle esibizioni live; balli e salti ai limiti del funambolico/epilettico, abbigliamento improbabile, un cantato inconfondibile: acuto, fantasioso e imprevedibile nei brani veloci, capace di grande lievità e dolcezza nelle ballate. La voce di Jason è senza dubbio uno dei tratti peculiari del gruppo (il suo marchio registrato) assieme alla predominanza del basso nel caleidoscopio degli strumenti e al Didjeridoo di Wallis. Memorabile è Twenty Zero One, nella quale il gruppo dimostra di avere appreso e piegato alle proprie esigenze la lezione (nientemeno!) dei Chemical Brothers. Ascoltare per credere.

Menzione speciale anche per “Corner Of The Earth”, davvero un pezzo paradisiaco con suggestioni brasileire.
“Feel So Good” ha un refrain che impedisce di star fermi, così come “Little L”... inutile elencare tutti i brani.
Basti dire che è un lavoro che fa stare bene ed è un buon disco nel suo genere, che è assolutamente ed esclusivamente easy listening.

Veniamo alle dolenti note: i testi. Dal mood genericamente conscious/ecologista dei primi due dischi, Jason si è spostato su temi classici; love, feel good, dance e ogni tanto qualche vaga critica sociale... davvero poco, ma non ci si può aspettare di più da uno che, appena fatti i soldi, si è comprato quattro Ferrari e che ringrazia regolarmente un tale "Luca Di Montezemello" (sic) nei credits dei suoi dischi.
Che si può dire in sua difesa, a parte rimarcare l'assenza di pretese "artistiche" nel personaggio?Viene in mente una vecchia canzone, non scritta da lui, che però gli si adatta perfettamente:
"He's a freak of nature but we love him so..."

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