Dopo il meritato successo di "Gentlemen Take Polaroids" i Japan sfornano nell'81 quello che sarà il loro ultimo album registrato in studio (nell 83 uscirà il live "Oil On Canvas",capitolo finale del gruppo).La copertina è una delle più originali del suo tempo...e la musica non tradirà le aspettative.L'iniziale "The Art Of Parties" è un ballabile davvero trascinante:suoni che profumano d'oriente sono invischiati in una sezione ritmica da disco club dando come risultato un cocktail davvero irresistibile.Se i tuoi arti non si muovono all'ascolto vuol dire che sei morto e non te ne sei accorto.La traccia seguente "Talking Drum" è ancor più contaminata dai suoni "a mandorla" riuscendo ad essere maggiormente raffinata per via di un andamento più ipnotico,di un ritmo spezzato e incostante che dialoga con arrangiamenti curati e di estrema grazia.Subito dopo siamo invitati nel misterioso giardino di "Ghost",raffinata elucubrazione di Sylvian.Il suo suono è minaccioso,enigmatico,senza squarci di sereno,ad un certo punto sembra di essere catapultati in un bosco illuminato da una fioca luce lunare senza sapere perchè e come.Rumori sinistri penetrano nella cupa atmosfera spiazzandoti continuamente.Grande canzone e grande interpretazione vocale."Canton" è uno scherzo in maschera Cinese,una danza che non si prende troppo sul serio e che fa da contraltare alla cupa traccia precedente."Still Life in Mobile Homes" invece,risente di un manierismo un pò fine a sè stesso,controtempi e minuziosi lavori di limatura del suono che non giovano certo ad una canzone che comunque ha un'ossatura debole."Visions Of China" fu uno dei loro massimi "hit",e bisogna dire con pieno merito.Il suo ritmo è davvero trascinante,il suo ritornello facilmente orecchiabile,insomma tutti gli ingredienti che si richiedono ad una canzone da classifica senza però (ed è questa la loro grandezza) svendersi,mantenedo sempre un'alta percentuale di classe.Il disco si chiude con la melodia da vicoli di Chinatown di "Cantonese Boys",che nulla toglie e nulla aggiunge ad un disco molto "unitario",più "concept" del precedente,con suoni dichiaratamente di matrice orientale.Appena comincia a suonare lo riconosci subito in maniera inequivocabile,e questa è forse la maggior nota di merito dei Japan,avere avuto una personalissima identità.

Carico i commenti... con calma