File Under: Hot contemporary jazz from Europe.

Il nome di Jean-François Jenny-Clark potrebbe risultare ostico o sconosciuto ai più, ma per gli appassionati di jazz rappresenta un faro illuminante, un musicista eclettico e straordinario, nonchè sorprendentemente umile.

Basta elencare la sfilza di nomi con cui ha collaborato per sincerarsene: i nostri Aldo Romano, Enrico Rava e Luciano Berio, Steve Lacy, Gato Barbieri, Joe Henderson, Pierre Boulez e potrei continuare ancora per molto.

Il suo stile al contrabbasso è eclettico e innovativo. Ben saldo nella tradizione post-bop (il secondo quintetto di Miles Davis per intenderci) ma aprendosi al free-jazz e alla musica colta europea, specie quella di marca post-Darmstadtiana.

Musicista per musicisti, Jean-François Jenny-Clark ha affinato il suo stile solistico prestando la sua opera a miriadi di incisioni, a distanza anche di pochi giorni o mesi, come ogni grande jazzista che si rispetti, più una pletora di esibizioni live qui e lì nel globo, tra Europa e America.

Il suo esordio solistico, un po' tardivo rispetto alla mole discografica proposta, esce nel 1987 per la tedesca CMP Records, storica etichetta indipendente fondata da Kurt Renker e dedita a uscite di stampo Classico e Contemporaneo, più tardi grazie alla guida di Walter Quintus, aprendosi a proposte sonore jazz e rock.

E' proprio quest'ultimo che produce e suona i synth, ovvero crea veri e propri mondi paralleli attorno ai due solisti di eccezione che accompagnano il buon Jean Francois: il tedesco Joachim Khun al piano e il francese Cristof Lauer al sax.

"Scott" è una vera e propria dichiarazione d'intenti: poche significative frasi tra registro medio e alto dello strumento, poi il walking bass e la sovraincisione di altri due contrabbassi a creare trame intricate e sorprendenti.

A seguire "Zerkall" in duo con Khun, dotato di un pianismo lirico e nervoso, tra Chick Corea e Keith Jarrett, con favolosi ostinati a unisono col contrabbasso ed escursioni atonali di chiare assonanze (o forse sarebbe meglio definirle dissonanze) europee.

Ci sono anche magnifici interludi di bass and electronics come "Ozone", un viaggio nell'iperspazio, tra pedali e Contrabbasso suonato con l'archetto, oppure "Motion", musica minimale all'ennesima potenza.

"TGV" acronimo di Train à grande vitesse (la nostra TAV, per intenderci) è un tour de force di sax e contrabbasso, dove Lauer, al sax soprano fa la parte del leone, con salti nel vuoto degni del miglior Braxton.

Questo disco è una miniera poetico-musicale, sin dalla copertina: una dama altera e dalla bellezza eburnea che fissa, seminuda, l'obbiettivo e facendo innamorare chi la guarda.

Chiude il programma "C-Maj", splendidi zigzag melodici tra corde e legno in do maggiore.

Procuratevelo a tutti i costi, questo "Unison", assieme al concerto per contrabbasso solista, denominato "Solo", aggiungendoci magari, come bonus, il disco di Enrico Rava uscito per ECM, ovvero "Enrico Rava Quartet" dove suonano, assieme a Jean Francois, il nostro Aldo Romano, il maestro Rava e un certo Roswell Rudd, trombonista d'eccezione. Salùt.

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