Credo che in fondo Jeff manchi un po' a tutti, anzi ne sono sicuro: chiunque, in quel che furono gli anni '90 dopo aver ascoltato un disco come Grace, rimase basito per la sua prematura morte o almeno rimpianse la scomparsa dell'ennesimo artista vero, estremamente dotato artisticamente e tremendamente genuino nell'emozionare l'ascoltatore.
Sketches giunse così nel 1998 per consolare i tanti animi afflitti ma frenò alcuni entusiasmi non appena mostrò la propria vera natura in quanto non è un disco vero e proprio. Manca infatti di una certa struttura da grande produzione e propone tutti gli spigoli musicali che caratterizzano una gestazione in corso: allora in questo senso è più di un album, è espressione reale, contrasto creativo, una sorta di fotografia in musica e di quest'ultima ci rimane il ritratto di un Jeff forse più maturo ma non meno emozionante.

Bastano davvero pochi secondi per innamorarsi di tutte quante le canzoni ed è certo che alcune di queste non potranno essere dimenticate facilmente perchè nonostante un certo cambio di rotta musicale, lo spirito ed il talento sono rimasti immutati.
Non credo allora che esista un brano migliore di altri, semplicemente penso che ognuno di noi si possa immamorare perdutamente di tutte quante queste composizioni e portarle dentro come i frammenti di una stupenda poesia in grado di scalfire tutte le emozioni possibili.

Per ciò che mi riguarda non smetterò mai di ascoltare tutto il disco, ma se dovessi scegliere un brano da consegnare ai posteri, come manifesto della sensibilità artistica di Jeff, credo che Opened Once potrebbe commuovere ancora tante persone. Non che il cielo sia davvero una pattumiera, ma ogni tanto mi fa davvero pensare a quanto tale splendida generazione di artisti sia stata così generosa nel consegnarci dei capolavori ma crudele, nello stesso tempo, a scomparire così in fretta.

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