'Le Voyage dans la lune' di George Méliès ha fatto la storia del cinema e non solo di fantascienza. Anche chi non ha mai visto tutta l'opera per intero, sa di che cosa sto parlando e quanto meno ha ben presente la famosa scena della nave spaziale che si va a schiantare nell'occhio della Luna.

Credo sia il primo film di fantascienza della storia, girato nel 1902 negli studi della Star Film di Méliès presso Montreuil, vicino Parigi, girato con una telecamere fissa (è un cosiddetto 'film a quadri' composto da una serie di scene, diciassette in totale, a inquadratura fissa) e privo di didascalie. Dura all'incirca una quindicina di minuti e chiaramente è visibile in streaming su YouTube oppure altri canali digitali.

La trama è molto ingenua e ispirata liberamente a due antesignani della letteratura di fantascienza come Jules Verne e H.G. Wells: un congresso di astronomi decide di spedire una nave spaziale sulla Luna sparandola direttamente da un cannone. I viaggiatori spaziali raggiungono il satellite e qui incontrano i suoi abitanti, i Seleniti, che li catturano e li portano al cospetto del loro Re. Alla fine riusciranno a scappare facendo 'cadere' la nave spaziale fin giù sulla Terra, come se questa precipitasse verso il basso attratta dalla Luna sulla Terra dalla forza di gravità.

Lo stesso Méliès prese anche parte al film nelle vesti d'attore nel ruolo del presidente del colleggio di astronomi.

Ovviamente il film è muto e in bianco e nero.

Negli anni novanta un famoso videoclip della band US alternative Smashing Pumpkins ne fece una specie di parodia nel videoclip di una famosa canzone ('Tonight, Tonight') contenuta nel disco del 1996 'Mellon Collie and the Infinite Sadness'. Il videoclip fu girato dalla coppia di registi composta da Jonathan Dayton e Valerie Faris, celebre per aver diretto decine di videoclip, oltre che due film veramente molto belli come 'Little Miss Sunshine' del 2006 e 'Ruby Sparks' (2012).

Non me ne vengono in mente altre, ma chiaramente questa non sarà stata l'unica volta in cui questa seminale opera cinematografica sia stata ripresa, reinterpretrata, rimodulata nel corso degli anni.

Così come l'opera deve essere stata sicuramente più volte 'musicata'.

Del resto un trend oramai largamente diffusosi a partire in modo particolare dagli anni novanta vuole che in più occasioni musicisti rock e alternative si disimpegnino nel musicare film senza sonoro. Questo è successo in particolar modo per il filone dilagante fino a una decina di anni fa di gruppi post-rock, un genere le cui composizioni, spesso sontuose e forti di 'crescendo' carichi di pathos e drammaticità, pretendevano di avere una componente del tipo colonna sonora.

Quindi niente di strano se ci troviamo di fronte a una nuova versione 'suonata' di 'Le Voyage dans la lune'.

La particolarità del caso sta invero forse più che nel fatto in se stesso, nell'autore di questa opera, che poi sarebbe il dj e producer di Detroit, Michigan, United States, Jeff Mills.

Attivo sin dagli anni ottanta e considerato un precursore per la maniera di intendere la sua attività di disc jockey, modulando techno, dub, la Chicago House e la new wave, Mills inevitabilmente finì col subire l'influenza dell'hip hop dei Public Enemy cui si avvicinò anche per ragioni ideologiche.

Negli ultimi anni ha sviluppato un interesse in quella che è stata definita come 'techno epica' e nel tempo ha musicato 'Metropolis' di Fritz Lang, 'Fantastic Voyage' di Richard Fleischer e adesso 'Le Voyage dans la lune'.

Tutti e tre dischi sono usciti per la sua etichetta, la Axis Records, che Mills ha fondato con un altro big della musica elettronica USA come Robert Hood nel 1992 a Chicago.

L'opera dura ben più del film originale di Méliès ed è composta di quindici tracce, ognuna delle quali evoca nelle atmosfere dei diversi momenti del film. In generale le sonorità alternanno fascinazioni da thrilling poliziesco oppure giallo, quelle che possono essere atmosfere degne dei momenti di maggiore tensione dei film di Dario Argento, a trame cyberpunk con vaporizzazioni sintetiche e gorgoglii e singulti da vecchio cinema sci-fi in bianco e nero e cristallizzazioni in milioni di diamanti luminescenti da grande schermo.

Probabilmente nel complesso è difficile dare un giudizio netto a questa opera senza considerarla come necessariamente abbinata al film di Méliès. Di per sé invero, ascoltata senza la visione dell'opera o comunque al di fuori del contesto per la quale è stata concepita, non ha grande valore: ogni singolo suono e 'pulsante' vuole richiamare infatti un gesto, un azione, una rappresentazione scenica.

Solo se concepita attraverso la mediazione inevitabile del film originale e come omaggio a un'opera sempiterna, oltre che seminale, del genere fantascientifico, il lavoro di Jeff Mills assume un senso (comunque relativo, del resto non considererei il suo lavoro innovativo tout-court). In caso contrario invece forse meglio evitare: l'opera nel suo complesso non impressiona particolarmente.

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