Easy techno: poco ballabile, molto piacevolmente ascoltabile

Personaggio poliedrico di origine indiana, nato a Londra e stabilitosi a Manchester, Dylan Nathan, fra i suoi molteplici hobby e interessi (dopo gli studi di architettura diventa pilota d'aereo professionista, ma è anche hacker informatico e patito di BMX), nella seconda metà degli anni Novanta si butta a capofitto nel mondo della musica elettronica. Il primo risultato di rilievo del suo lavoro di sperimentazione sono le sedici tracce raccolte in "Spectrum", che egli firma, a ventiquattro anni, con lo pseudonimo di Jega.

Pur subendo l'influenza, nelle sue prime produzioni elettroniche, di artisti come Orbital e Aphex Twin, Nathan si terrà sempre in disparte dalla dominante scena acid house britannica, preferendo escogitare di suo un originale ibrido di vari generi, che vanno da new wave a electro, da ambient a drum'n'bass. Deve il suo vero esordio sulla scena electro all'amico e compagno di studi Mike Paradinas, alias μ-Ziq, proprietario della label Planet Mu. È con questa etichetta, infatti, che viene originariamente pubblicato il suo album d'esordio, ristampato poi l'anno successivo da Matador, con un contratto statunitense. In questa riedizione il disco comprende due bonus tracks, "Unity Gain" (remix di "Black Commandments" dall'album dei Two Lone Swordsmen "A Bag of Blue Sparks") e "Naem", che rimpiazzano il brano "DMC" presente nell'edizione originaria.

In un'epoca in cui l'elettronica sembra destinata ad una fine certa sotto i colpi sempre più potenti del big beat da discoteca e del più distruttivo noise basato sulle campionature, Nathan indica con questo disco una via alternativa per il genere, mediante un intelligente utilizzo di tecniche di composizione computerizzata che escludono il sampling, tecniche che mostra di dominare a livelli di eccellenza e con assoluta libertà da schemi precostituiti. Dà vita così ad un prodotto sorprendente, in cui alle chiare reminiscenze dei Kraftwerk di "Autobahn", avvertibili nella traccia di apertura "Phalanx", fanno da controcanto le atmosfere giapponesi, oniricamente evanescenti, di "Kid Sista" e "Mai", tutte percorse da un battito vellutato e scrosci di cascate in sottofondo. L'equilibrio compositivo d'insieme, sia che venga sostenuto da fragili melodie o da percussioni nevrotiche, è pressoché perfetto lungo tutte le tracce del disco.

Nathan si lascia condurre dal proprio estro creativo attraverso incursioni nel drill'n'bass con "NIA" e "Manic Minor", nel drum'n'bass con "Intron.ix" e "Pitbull", nell'ambient con la serenità della rilassata "Naem", oppure in saggi di programmazione pura come in "Musical Chairz" e nel jazz di "Red Mullet".

L'esordio di Jega nella scena elettronica si segnala con una nota di forte carattere, subito distinguibile. Il cammino artistico di questo interessante musicista elettronico proseguirà con una prova forse ancor più convincente nel successivo "Geometry" di due anni dopo.

Jega, "Spectrum", Matador 1999 (Planet Mu 1998)

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