Immaginate una bionda statuaria seduta su un Peavey 5150 quadriconico da 400 watt mentre con le gambe strette da una minigonna inguinale scatena le sue dita in una versione incredibile del "Flight of the Bumble Bee" correndo su e giù per il manico della sua Washburn come fosse un ben altro tipo di manico...
Immaginate che questa donna si alzi in piedi, si incurvi leggermente su se stessa e faccia partire un assolo di tapping sulla base di "Giant Step" fuso nel finale con un "reprise" dell'assolo di Van Halen in "Beat It" di M. Jackson con delle soluzioni addirittura più ardite rispetto all'originale.
Immaginate che questa intrigante figlia d'Eva si lasci sfuggire un sussurrato "take me anywhere for any length of time..." mentre intona appassionatamente l'assolo di "Ya Ain't Nothin' Like a Fast Car".

Se riuscite ad immaginare tutte queste cose siete in grado di capire il motivo per cui un tipo "strano" (molto strano, soprattutto per quanta riguarda i suoi sfizi sessuali) come Michael Jackson, nel BAD tour dell'87, tour che lo consacrò principe dello show-businnes , scelse proprio JB come chitarrista di quella incredibile tournè.
Inutile filosofeggiare o girarci attorno: JB era una gran bella f**a che sapeva suonare divinamente e aggrediva il palco come una tigre assetata di sangue: il top per qualunque pop star e sicuramente la classica "ciliegina sulla torta" per lo show predisposto dall'ex Jackson Five.

"Above, Below and Beyond" trae le sue prime radici proprio durante quel tour del 1987, basti notare come il set list preveda una versione strumentale di "Wanna Be Startin Sometin".
Jennifer è brava a suonare, veramente brava. Possiede una tecnica sui legati e sul tapping che genera un suono contemporaneamente soffice e fluido, figlio del suo garbo prettamente femminile, tecnica che non ha nulla da invidiare ai celebrati colleghi maschi. La sua delicatezza a volte svanisce di colpo per lasciare posto ad una impetuosa aggressività da strappa-corde, si ascolti "Headbangers Hairspray", ma il tema di sottofondo è sempre improntato da un tocco leggero, pulito, mai eccessivamente ostentato.

OK, finora abbiamo detto che la signora è una bella topa (che a noi piacerebbe cavalcare) e che sa suonare bene. Parliamo un po' della composizione... Ahi, ahi, cara Jenny, qui non ci siamo! La musica, mia deliziosa suonatrice d'arpa, non è solo tecnica ma (purtroppo per te) ha un aspetto fondamentale che si chiama "creatività"...
Mi sta bene che tu mi faccia il "Volo del Calabrone" con una diteggiatura del tutto particolare (e autocelebrativa più che mai), mi sta bene il ringraziamento a Jackson che ti ha reso celebre e mi sta bene pure la tua versione di "Respect" per una sorta di "Girl Pride", ma dai, a tutto c’è un limite!
Non puoi, e ribadisco "non puoi", che è una cosa differente dal "non dovresti", incidere 13 pezzi tra i quali, covers escluse, non riesco a trovare altro che esercizi di chirotecnica!
Non puoi tirare fuori il meglio di te solo in assolo: la musica è "anche" composizione, mia cara! Te lo dico col cuore: sei una grandissima strumentista, fai un figurone con quella chioma fluente, ti muovi talmente bene da far arrapare un cieco, hai una carica sessuale incredibile, perché non ti limiti a suonare per altri? Se non sai comporre, stai a casina tua e lascia comporre chi lo sa fare!
OK, giostri con la whammy-bar da paura, sai usare benissimo un Digitech DSP, fai tuonare quell'ampli che sembri un terremoto, hai una tecnica notevolissima e molto varia, ma quanto a creatività sei uno zero assoluto!

Debbo quindi fare un distinguo: questo disco mi ha aiutato tantissimo a crescere come chitarrista: nulla da rimproverare. Ma come amante della musica mi ha lasciato completamente indifferente: è di una pochezza disarmante. Si sente fortissimamente che è stato concepito a pezzi e bocconi, senza un filo conduttore e senza la creatività (che richiede tempo) dovuta.

Fate come vi pare, a me lo hanno regalato e me lo tengo, ma voi se non siete un axeman statene alla larga.
Voto 5 alla bella gnocca e voto 0 al disco: la media è la logica conseguenza del nulla assoluto presentato dalla pur brava Batten.

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