Quando si parla di Serge Gainsbourg si pensa subito ad un uomo sfatto, alcoolizato, dall'aria sciatta e sporca, con quella pancetta strizzata da un cintura che sembra stretta troppo in alto. No, Serge, permettetemi di chiamarlo così, aveva le gambe troppo lunghe rispetto al busto. Testa grossa, orecchie a sventola, labbra sporgenti, naso aquilino, denti sgangherati, corpo sproporzionato e mai allenato, palpebre cascanti... Non era di certo una bellezza, ma lui stesso se ne rendeva conto. Lui stesso si è autonominato "tête de choux", testa di cavolo.
Però le donne impazzivano per lui. Non tutti sanno che Serge "tête de choux" voleva in verità fare il pittore, era la sua più grande passione. Era un solitario, un disilluso, retaggi probabilmente ereditati da un'infanzia di ebreo esule, sia di famiglia di origine russa, sia durante la seconda Guerra: sopravvisse a bacche e mele rubate, da bambino, diversi mesi in un bosco solo con il fratello quando un collegio li buttò fuori in vista dell'imminente arrivo delle SS in quella regione francese. Dopo la Guerra crebbe nella sua famiglia ritrovata e musicalmente impegnata, a Parigi. Il padre suonava nei piano bar, quindi messi da parte i pennelli Serge intraprese la via delle sette note, accompagnando il vecchio alle serate.

Arrivo al dunque.
La prima donna a prendersi una sbandata per lui fu Edith Piaf. Il pettirosso francese spronò, aiutò, promosse Serge con grande convinzione, e fu grazie a lei - grazie Edith - che il nostro diventò il più grande cantautore francese. Perlomeno a mio parere era un genio, con le parole, con le note.

Non mi sembra necessario snocciolare i suoi più grandi successi, alcuni dei quali così scandalosi che fecero spettegolare la Francia intera per anni, come quelli cantati con Charlotte, sua figlia. E neanche cito le canzoni misconosciute, piccoli gioielli di poesia, acquarelli musicali, delicate sinfonie, interessanti contaminazioni. Infine vi risparmio la lista delle sue piccole e grandi conquiste femminili, che, nonostante la sua presenza poco avvenente e l'impostazione fisica impacciata, si procacciava con successo. Considerato un gran porcello, Serge in verità conquistava le donne perché era un uomo delicato. E perché era un uomo perso nel bosco buio della sua infanzia da fuggitivo. Le donne con lui si sentivano come delle lanterne, capaci di illuminargli il sentiero del ritorno. Ma lui non è mai tornato.

Poi ci fu il suo lento, tragico declino che lo portò a prematura morte, anni quando tutti lo abbandonarono, quando veniva invitato e intervistato in televisione solo per morbosità, per spingerlo a dire e fare cose per "épater le bourgeois", immerso nei suoi fumi alcoolici e nelle infinite volute delle innumerevoli Gitanes, in una sorta di bullismo virtuale a cui si prestò solo per sconfiggere solitudine e disperazione.

Questo libro l'ho comprato sei mesi fa.
In questi ultimi due anni ho ascoltato tutto di Serge, ho visto parecchie interviste (alcune in tempo reale sulla tv francese), ho letto articoli (sono di madre lingua francese), posso dire che sono un'esperta di questo Artista. Quando sento per caso le prime battute di Je t'aime, moi non plus è come se entrassi nella capsula del tempo, torno bambina, quando la chiamavo la "canzone del mal di pancia".

Ah il libro, dicevo. Pare sia la migliore biografia in circolazione, perlomeno l'unica decente tradotta in italiano. Volevate la recensione del libro?
Non l'ho ancora letto, e chissà mai se lo farò. Forse lo farete voi.

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