Cosa fa una sarcastica ragazza vestita da collegiale, ubriaca, sul palco di un pub davanti ad una ventina di persone? Ci intona quel bellissimo pezzo dal "significativo" titolo di "Fuck Was I", perché lei è Jenny Owen Youngs dal New Jersey and she's "Singing Sweet And Drinking Hard Since 1981".

Dotata di una voce molto pulita (con sfumature molto jazz), la nostra fanciulla ci propina un indie pop cantautorale intriso di folk molto misurato, spesso attraversato da chiaroscuri ("Lighting Rod", "Voice On Tape"), molto più spesso da ironia verso se stessa ed i rapporti con l'altro sesso. Niente di particolarmente trascendentale, anche perché in più punti vi sembrerà di ascoltare una Cat Power molto più rilassata e con meno scazzi per la testa, ma per fortuna ci si ferma molto prima del plagio, dato che la ragazza ha una personalità già ben definita.

Composto da 10 brani, quasi tutti impostati sullo stile della ballata intimista, con tempi lenti, chitarra e voce, nessuna sezione ritmica, "Batten The Hatches" è un'opera prima che scorre via un po' troppo senza scossoni, ma che riesce a riservare qualche sorpresa. Assolutamente imprescindibile è la sopracitata "Fuck Was I", liberamente scaricabile dal sito dell'artista: irresistibile ballata a tempo di valzer, in cui gli archi riescono a creare un'atmosfera sospesa davvero deliziosa, mentre le parole disegnano una situazione interpersonale che definirei eufemisticamente "intricata".
Molto belle anche "Bricks","Woodcut" e "Keys Out, Lights On" in cui la tromba dona quel sapore jazzy che fa tanto luci della metropoli a tarda notte.
Particolarmente ispirati in genere i testi, freschi, ironici, da cui traspare una certa sincerità che depone decisamente a favore della nostra ubriacona, anche se sono del genere "io, il mondo, tu e tutte le altre". In definitiva: "Fuck Was I" da sola vale 5 stelle, il resto del disco un 3,5. La teniamo d'occhio in attesa che cresca, visto il potenziale che dimostra di avere.

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