Nonostante possa essere sembrata una mossa indelicata far uscire un album a pochissime settimane dalla morte dell'amico, nonchè compagno di evoluzioni sonore negli Alice In Chains, Layne Staley, la realtà è molto più pragmatica e va detto che il lavoro era già scritto e finito, e probabilmente il darlo alle stampe può anche essere visto come un gesto catartico da parte del chitarrista di Tacoma.

Catarsi che si esplicita chiaramente in ogni singola traccia di questo "Degradation Trip", inevitabilmente ricolmo di echi passati. E se da una parte il risultato finale fa sentire la mancanza di quella voce meravigliosa, dall'altra è composto da molte canzoni riuscite, a metà strada tra la visione drogata e sofferta di "Dirt" e quella parzialmente semiacustica e più rilassata di certi brani dell'album omonimo degli Alie In Chains o del leggendario Ep "Jar Of Flies".

Qui Jerry Cantrell indossa le vesti che furono dell'amico scomparso con la convinzione tipica di chi ha condiviso le stesse esperienze e ha visto in faccia i propri demoni, gettandosi in un vero e proprio "trip" guardando dritto negli occhi le conseguenze delle proprie azioni.

D'altronde basta scorrere i titoli delle canzoni per capirlo ("frattura", "rabbia", "solitudine", "spazzato via", "rinchiuso", "svanito"); sarà così automatico riuscire ad immergersi nel mood giusto e rendersi conto che, come molte volte accade, la musica è un tentativo, a volte efficace, per salvare se stessi o quantomeno per rappresentare se stessi.

Per compiere questo percorso l'artista si è fatto accompagnare stavolta da attori di prim'ordine come il bassista Robert Trujillo (Suicidal Tendencies, Ozzy e Metallica) e il drummer Mike Bordin (Faith No More) che danno corpo alle melodie tipiche del chitarrista in un susseguirsi di sali scendi emotivi su cui spiccano la malinconia rurale di "Solitude", il romantico rimpianto di "Angel Eyes" e la rabbia raggelante di "Anger Rising".

Il quadro è ormai chiaro, il disco si avvia alla sua fine ed echi di un suono malato e ormai familiare (per noi cresciuti a inizi '90 e codificato anche grazie a questo signore ormai alla soglia dei cinquant'anni) ci rimbombano nei timpani, e rimaniamo a chiederci:"cosa sarebbe stato?".

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