Canto del cigno per i Jethro Tull , siamo nel 1979 e la band arriva al capolinea con un album che trasuda stanchezza creativa e distacco nei rapporti interpersonali. Considerato il terzo di una triologia apertamente Folk, a me in realta' sembra che questo disco recuperi il sound generale esplorato nel BURSTING OUT. Gia' in HEAVY HORSES Anderson aveva parlato di incomprensioni varie , quella magia collaborativa ritrovata in SONGS FROM THE WOOD era gia' svanita e ancora di piu' l' umore in STORM vola basso per i problemi di salute di JOHN GLASCOCK qui' presente solo in tre brani ,ELEGY, FLYING DUTCHMAN e ORION...Di fatto mai salito sul palco con la band ,ha potuto pero' eseguire in sede live almeno DARK AGES, gia' pronta in un primo arrangiamento nell' HEAVY HORSERS-Tour .

L'Album:

Anderson ricorda come in quel periodo stava a casa a leggere giornali e riviste, molto preso dai suoi affari e quindi attento alla situazione metereologica visto il suo impegno in campo imprenditoriale ( Anderson si occupa di allevamento di salmoni ). Lui non parla di questo disco come desolato e freddo e a suo dire NORTH SEA OIL e' un pezzo di grande spirito, nessun pezzo vuole essere a sfondo politico ma almeno un po' cinico e sarcastico questo si. Purtroppo la band pare stanca forse anche a causa dei vari impegni live, e forse quella spontaneita' creativa e' andata un po' persa, si punta molto sugli strumentali. Che queste canzoni siano state limate troppo in studio si sente perche' ascoltandoli in sede Live ingranano alla grande (ORION e SOMETHING'S ON THE MOVE) ,DARK AGES gia' eseguita live viene un po' rivista, visto l'aggravarsi dei problemi del bassista John Glascock ci pensa lo stesso Anderson a sostituirlo al basso, dal vivo il compito spettera' a Dave Pegg, tutto il disco si regge tra il rock e qualche linea acustica, la formula del doppio tastierista mette in ombra John Evan che a livello compositivo scompare proprio per far posto a David Palmer, ma il piu' insoddisfatto alla fine pare proprio lo stesso Palmer, che all'epoca dava lezioni di teoria allo stesso Anderson, il suono anni 70 un po' si perde , si va' molto a sintetizzatori e simulatori per fare atmosfera, Evan recupera il piano ,ormai si sente un po' la freddezza esecutiva e quasi cervellotica dei Live di quel periodo e secondo me l'album ne risente. La voce di Anderson sembra filtrata e un po metallica, sicuramente un po' bassa e forse provata dai tanti concerti, il suo lavoro al basso 'e validissimo(notare la doppia plettrata, che pare sia un suo marchio) qualcuno insinua che la sua pista sia stata rallentata per potergli permettere di registrare senza difficolta', balle, il reverbero del suo basso 'e dovuto al fatto che sia stato mandato in leggero Overdrive e con un po' di Flanger per incattivire quello che sembra un MUSICMAN BASS, quello che usava Glascock ultimamente...

Gli strumentali (punto forte della band ),potevano essere a favore del disco , invece finiscono per aumentare il marasma generale, ELEGY e' un onesto pezzo melodico-malinconico strumentale di composizione MADE IN PALMER che mi pare fosse stata composta in onore del padre , solo in seguito dedicata allo scomparso Glascock, ma coi Jethro Tull poco ha da spartire , WARM SPORRAN e' quasi un riempitivo , da questo album spariscono un po' le eccletiche tematiche PROG visto che la stessa Dark Ages sembra un pezzo di recupero delle sessioni di HEAVY HORSES del quale pare faccesse parte anche WORKING JOHN , WORKING JOE ripresa poi nel successivo A.

Pare che il pezzo forte esisteva ed era una vera Suite Prog dal ritmo impossibile che tanto piaceva al batterista Barrie Barlow, APOCALYPSE , pezzo composto da Palmer ,sicuramente il fatto che Anderson ritenesse piu' che sufficiente una canzone( ELEGY) a nome del tastierista (il pezzo era stato provato) ha fatto si che venisse abbandonato nel nulla, e le altre canzoni del periodo?? A STITCH IN TIME proviene proprio da quelle session e uscira' come singolo insieme a SWEET DREAMS versione BURSTING OUT, KING HENRY'S MADRIGAL e' un altro strumentale con PEGG al basso e mi pare arrangiato sempre da Palmer, finira' in un EP che riprende anche pezzi di SONGS FROM THE WOOD.

Disco stanco ma pur sempre disco dei JETHRO TULL per cui da avere per capirne lo sviluppo del suono e della creativita'. Da questo disco in poi ci saranno dei cambiamenti di formazione e quindi anche di scrittura oltre che di suono, ottimo lavoro per essre un lavoro ma troppo debole per portare il nome JETHRO TULL insomma.

Dal vivo:

Che io sappia questo disco fu' abbandonato del tutto gia' al termine del Tour 79-80 , la' dove venivano eseguite DARK AGES, ELEGY, OLD GHOST , HOME , ORION ,DUN RINGILL, e SOMETHING'S ON THE MOVE, in seguito dal vivo solo DUN RINGILL ebbe un po' di spazio in piu', le altre invece rimasero una meteora.

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