Tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del nuovo millennio il rap stava vivendo un periodo di profonda trasformazione: l’interessamento della televisione e delle major discografiche portava a un alleggerimento delle sonorità del genere, allo scopo di renderle più accessibili e adatte al mercato. Questo fenomeno, oltre a provocare lo sdegno dei cosiddetti “puristi”, favoriva lo sviluppo di una notevole scena underground, che dalla East alla West Coast reagiva nei modi più diversi a macchinoni, catene d’oro e ai vari stereotipi legati alla commercializzazione della black music. Il risultato di questa polarizzazione era scontato: da un lato il rap si diffondeva tra i giovani e cominciava a influenzare le nuove generazioni, dall’altro è anche vero che a ottenere successo erano gli artisti mainstream, che ad eccezione di alcuni casi particolari (Jurassic 5 o Blackalicious), finivano per nascondere o obliare del tutto le produzioni meno blasonate.

Questa premessa è necessaria per capire le sorti di un album come Infectious dei Jigmastas, pubblicato nel 2001, vale a dire nel pieno di quel periodo di cambiamento che abbiamo provato a descrivere. I Jigmastas non sono nient’altro che Kriminul e DJ Spinna, un MC e un beatmaker di Brooklyn che decidono di unire le proprie forze nel lontano 1996, anno in cui realizzano il 12” Beyond Real/Dead Man’s Walk. I brani rivelano subito la ricetta del duo, un concentrato di rime, scratch e beat caratterizzati da groove strani e ricercati (in “Beyond Real” viene campionata “The Hall of Mirrors”, una delle tracce più particolari della discografia dei Kraftwerk). Nel 2000 arriva l’EP Grass Roots “Lyrical Fluctuation", nato come un singolo e sviluppatosi in un progetto più ampio, che anche grazie ad alcune collaborazioni (Pharoah Monch, Mos Def, Talib Kweli, per citare i più noti) inserisce i Jigmastas tra le realtà più brillanti del periodo.

Dopo aver lasciato la Rawkus Records Kriminul e DJ Spinna approdano alla Landspeed e danno alle stampe Infectious, un album che tra le numerose uscite musicali del tempo finisce praticamente inosservato. Il misero trafiletto dedicato da The Source, una delle più famose riviste hip-hop d’oltreoceano, non sottolinea solo la crudeltà di alcune logiche pubblicitarie, ma ci fa capire come la quantità stesse prendendo il sopravvento su quella qualità che, tra la fine degli anni Ottanta e la metà dei Novanta, aveva segnato il periodo della “golden age”. L’ironia della sorte vuole che la maggior parte del rap commerciale di allora (Ruff Ryders in primis) suoni terribilmente datato, mentre dischi come Infectious brillano di una luce particolare anche a molti anni di distanza.

Qual è dunque il segreto dei Jigmastas e per quale motivo il loro debut album può essere tenuto ancora in considerazione? La risposta è semplice: da un lato Infectious porta a definitiva maturazione le intuizioni del passato recente e dall’altro, pur concedendosi alcuni momenti sperimentali, ha il pregio di mantenere i piedi per terra, ricollegandosi alle sonorità più classiche del genere (quelle del “boom bap” per intenderci, fatte di sample strafighi, batterie potenti e rime stilose e senza fronzoli).

Per correttezza va detto che, anche in questa occasione, il ruolo da protagonista viene ricoperto da DJ Spinna. Il producer di Brooklyn riesce ad abbinare concretezza e ricerca musicale, scavando tra i solchi di oscuri vinili e arrangiando sul beat suoni che spaziano dal rock psichedelico al jazz, passando per il funk, l’elettronica e incredibili campioni vocali (dove avrà mai trovato questa roba?). Gli esempi si sprecano: in “Til the Day” veniamo ipnotizzati da un basso che farebbe crollare le pareti di casa e il tutto è punteggiato da echi e inserti elettronici subliminali; “Don’t Get It Twisted” riserva un fantastico intreccio di handclap, voci femminili e chitarre, mentre Kriminul ci ricorda semplicemente chi è il numero uno (Niggaz know when we swing, It'll be that underground hit/No matter what you clowns spit/How many rounds in your clip/X-man and Kriminal, you've never sound as good as this, con un riferimento al featuring di Sadat X dei Brand Nubian); Cliché è uno dei pezzi migliori del disco, costruito su un loop che ricorda il minimalismo da cardiopalma di Philip Glass, perfettamente abbinato a batterie grasse, bassi penetranti e il consueto caleidoscopio sonoro fatto di sintetizzatori, organi Hammond e voci lontane.

L'eccellente lavoro di DJ Spinna rischia di mettere in secondo piano il compagno Kriminul, che pur non essendo dotato di grandi capacità tecniche o una voce memorabile fa quasi sempre la sua figura, adattando il suo flow ai bizzarri tappeti musicali realizzati dal socio e risultando efficace non solo dal punto di vista dello stile, ma anche della scrittura (“I'm noted for that hardcore rap/Non-fiction and pure fact/For that neck-breaking bounce like you're travelling on horseback” può essere considerato un ottimo biglietto da visita).

Degne di nota sono anche le improvvise aperture melodiche, che ammorbidiscono il sound di Infectious e lo rendono commestibile per chi non mastica pane e hip-hop. Elevate” ribadisce come lo scopo del rap dovrebbe essere quello di inviare messaggi profondi, non limitati al solo aspetto materiale (“Kick the truth to the young black youth”: sono le parole di Inspectah Deck scratchate da Spinna, mentre Angela Johnson regala la sua voce al refrain). Bellissima anche “Hollar”, un pezzo in cui Kriminul riporta i pensieri di un afroamericano arrestato ingiustamente, anticipando le riflessioni del movimento “Black Lives Matter” (da ricordare la presenza del chitarrista Vernon Reid e il ritornello cantato dal vocalist James Ramsey). E meritano una menzione speciale le atmosfere notturne di “Nocturnal Jam”, con Spinna che rischia ancora una volta di rubarsi la scena grazie a un beat incredibile dove fingersnap, vibrafoni, sintetizzatori e Fender Rhodes si incastrano alla perfezione su un ritmo sincopato (ottimo il ritornello cantato da Lorenda Robinson).

Se aggiungiamo la presenza del già citato Sadat X, del fidato compagno di avventure Joc Max (che produce anche un brano) e di un pugno di “underground hero” come Apani B. Fly e Truth Enola, il quadro può ritenersi completo. Senza dimenticare il bonus disc della deluxe edition, contenente “Beyond Real”, il remix di “Lyrical Fluctuation” e alcuni brani prodotti da DJ Spinna come 3ree6ix5ive” degli Old World Disorder, che oltre a essere famosa per la presenza di un giovane Eminem viene selezionata da DJ Krush nello splendido DJ-set di Code 4109.

Certo, un album come Infectious avrebbe senza dubbio meritato una maggiore visibilità e invece è rimasto e rimane tuttora relegato a un pubblico di nicchia. Un vero peccato, considerando che l’esordio dei Jigmastas avrebbe molto da insegnare ai rapper e trapper contemporanei, sia dal punto di vista dei contenuti che del sound. Speriamo che il recente Resurgence, pubblicato nel 2016 per la label inglese BBE Music, abbia risvegliato l’attenzione per il disco del 2001 e abbia spinto gli ascoltatori più attenti a riscoprire una gemma che qualunque amante della buona musica, indipendemente dai generi e dalle etichette, dovrebbe possedere nella propria collezione.

Voto: 4,5/5

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