Nel mio incedere a ritroso come un gambero di Bubba nella paludosa baia del Rock-Blues mi imbatto in questa copia del 1980 dal titolo “Jam Session”, accreditata a Jimmy Page & Sonny Boy Williamson (2) & Brian Auger. Trattasi della ristampa Japan di una session registrata il 28 gennaio 1965 agli IBC Studios di Londra. La prima edizione in realtà ha quale titolo “Don't Send Me No Flowers” ed è stata data alle stampe nel 1968 accreditandola, più propriamente a Sonny Boy Williamson (2) With Brian Auger & The Trinity / Joe Harriott / Alan Skidmore / Jimmy Page. Ma le regole del marketing hanno cambiato la realtà a partire dal 1972 quando - prima con il titolo “Faces And Places Vol. 8”, poi con “Special Early Works Featuring Sonny Boy Williamson” e, quindi con il semplice appellativo “Jam Session” - hanno voluto far credere che, al centro del progetto, ci fosse il virtuoso chitarrista dei Led Zeppelin, nel frattempo diventata la più grande Rock band di tutti i tempi.

Fortuna vuole che, oggi, esistono le piattaforme di streaming ed io questo vinile lo stavo cercando da tempo pur conoscendo la realtà: la chitarra di Page qui la sentite come quella di Muddy in “Waters At Newport 1960”, poco e niente! È una jam session dal vivo, senza sovraincisioni o rifacimenti, dell’epoca degli “American Gods” un'espressione associata nell’Inghilterra della metà dei sixty ad un quartetto di artisti americani che, in un lasso di tempo molto breve, arrivarono a definire il blues elettrico per i britannici: Muddy Waters, Howlin’ Wolf, Sonny Boy Williamson (II) e Little Walter. In Inghilterra gli studenti respiravano aria di rivoluzione; quindi, una musica che parlasse di vita sulla strada, sulle orme della grande tradizione del blues riproposto in chiave moderna, sembrava arrivare nel momento giusto. Molti dei grandi gruppi inglesi nati negli anni ‘60 provengono da questa attivissima scena musicale con musicisti neri che negli States lavoravano nelle catene di montaggio o nelle acciaierie e che usavano le loro vacanze per fare delle tournée in Europa suonando con turnisti bianchi appassionati di Blues.

Sonny Boy all’epoca non era così male in arnese e godeva di un certo seguito nella madrepatria, seppur nel circuito e nelle chart riservate ai coloured. Dei “Big Four” della Chess (Muddy Waters, Howling Wolf, Little Walter e Sonny Boy), Sonny Boy è di gran lunga il meno noto: spesso si definiva un “uomo del 1800”, ma oggi è generalmente riconosciuto che sia nato agli albori del XX secolo. A questo si aggiunga il fatto che questo straordinario artista non iniziò una vera e propria carriera discografica prima degli anni '50 (doveva avere circa quarant'anni quando pubblicò il suo classico “Mighty Long Time”) e, per concludere in bellezza, Sonny Boy Williamson si accontentava della vita da bluesman itinerante e vagava in lungo e in largo, registrando sporadicamente rispetto a Muddy and the Wolf, che tendevano a rimanere a Chicago recandosi regolarmente al 2120 di South Michigan Avenue per registrare. La sua indole itinerante ben si accordava con la nuova tendenza di registrare fuori dagli Stati Uniti che prese l’avvio con “Sonny Boy Williamson And Memphis Slim” registrata dal vivo al “Blue Bar” di Parigi, il 1° dicembre 1963. Seguì poi l’attraversamento della Manica ove nacque “Sonny Boy Williamson & The Yardbirds” registrato dal vivo al Crawdaddy Club di Richmond l'8 dicembre 1963. Una sessione live simile, con gli Animals di Eric Burdon, fu registrata al Club A Go Go di Newcastle il 30 dicembre dello stesso anno. Tra tutte però, la collaborazione oltre l’Atlantico più riuscita è proprio quella con Page e Auger.

Bluesman di razza, Sonny Boy è stato definito “il padre dell'armonica blues moderna”. I suoi sentimenti emergono sempre. Sempre blues. Soprattutto è il suo incredibile senso del tempo e del ritmo che lo contraddistinguono. Quando canta usa pause e intervalli con la stessa importanza che attribuisce alle parole. E dove riposa la voce parla la sua armonica. Ma Sonny Boy beveva. Beveva tanto e morì nel sonno per un infarto meno di quattro mesi dopo questa registrazione. A quale età non è dato bene saperlo, visto che la data di nascita non è certa (1899, 1908 o, la più accreditata, 1912). Anche i racconti che girano intorno a questa Session del gennaio 1964 mettono in evidenza il vizio per il bicchiere di questo sempre troppo poco ricordato bluesman. “Sonny Boy entrò nello studio" - si legge nel libro “Hammer Of The Gods” - “si aprì una bottiglia di scotch spezzandone il collo, fece un cenno agli sbalorditi giovani musicisti, provò i pezzi una volta e li incise senza ulteriori esitazioni. Le sedute si svolsero nel caos totale: Williamson continuò a confondere i musicisti con lunghe pause e arcane strutture blues che sembravano inventate lì per lì”. Lo stesso Page disse che lui e Williamson avevano effettivamente provato il materiale qualche giorno prima nell'appartamento del manager di Sonny. Ma quando si misero a registrare, Williamson aveva dimenticato tutti gli arrangiamenti. Seduti in cerchio, con Sonny Boy che si ubriacava, riuscirono comunque a realizzare un album in appena tre ore.

A Page furono affidati gli assoli di “I See A Man Downstairs” e “Little Girl, How Old Are You?” ma per il resto Sonny Boy lo seppellì con la sua armonica amplificata. Questo, ovviamente, non vale soltanto per il chitarrista, ma anche per Brian Auger: sebbene più presente di Jimmy, egli appare quale mero gregario, come tutti gli altri musicisti, del resto. L'ascolto non lascia alcun dubbio: a tirare le fila, in studio, c'era il bluesman americano, unico vero protagonista del disco. In questo senso, l'opera può senz'altro essere considerata un genuino esempio di viscerale blues americano, poco rilevando che fosse suonato in Inghilterra da musicisti prevalentemente bianchi autoctoni e che il leader della formazione li considerasse poco abili nella interpretazione della musica nera; cosa, peraltro, assolutamente lontana dalla verità. L'album è più che ascoltabile, oserei dire divertente, soprattutto se vi piace il blues tradizionale cantato da un vecchio figlio di puttana che canta di scolarette o qualcosa del genere. Meno se cercate, invece, la presenza di Jimmy Page, qui relegato a mera comparsa, semplice gregario al servizio di un maestro del Blues.

TRACKLISTING

A1. Don't Send Me No Flowers

A2. I See A Man Downstairs

A3. She Was So Dumb

A4. The Goat

B1. Walking

B2. Little Girl, How Old Are You

B3. It's A Bloody Life

B4. Getting Out Of Town

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