Arghhhhh. Growlllll. Sgrunttttt.

Versi gutturali, teste rasate, muscoli scolpiti, tatuaggi: l’hardcore-punk non è genere che si addica al gentil sesso.

Poi talvolta capita che il gentil sesso non sia proprio così gentile e ti viene fuori una Yvonne Ducksworth.

Questa robba qua è tutta per lei.

Yvonne che nasce in Canada nel 1967 ma se ne va in Germania con la famiglia che ha dodic’anni, quando ancora gioca con la barbie. Solo che alla barbie le strappa i capelli e le stacca la testa a morsi.

A quindic’anni se ne va a vivere da sola a Berlino e mamma e papà festeggiano l’accadimento per un mese filato.

Che ne sarà di una bambina - perché a quell’età si è ancora bambini, suvvia - in una metropoli sconosciuta ed ostile?

Se sei Yvonne, metti in piedi un gruppo hardcore - tipo Combat Not Conform prima e Manson Youth poi - ti fai le ossa forti, vai in giro, conosci gente.

C.N.C. e M.Y. guadagnano pure qualche riscontro in patria ed aprono per i mostri sacri del genere quando vengono a suonare da quelle parti, e però Yvonne non è che sia soddisfatta perché tutto suona troppo uguale, piatto, e provaci tu a distinguere ad occhi chiusi il suo gruppo dalla pletora di inutili che in quegli anni fragorosi popolano la galassia hardcore.

A Yvonne queste ubbie cominciano a frollare in testa da verso natale del 1986.

Uno dice, certo, il gioioso clima natalizio, mamma e papà che sono lontani, la solitudine la avverti con angoscia decuplicata. Che ne so, sarà pure questo, ma penso che sia più perché Yvonne, per festeggiare Gesù Bambino, si regala «I Against I» che è appena uscito e fa bella mostra di sè nello scaffale delle novità in quel buco dove si va a ritemprare giornalmente con la sua dose quotidiana di Arghhhhh, Growlllll, Sgrunttttt.

Quel disco la devasta letteralmente: ecco, i Bad Brains sono i Bad Brains, nessuna possibilità che tu possa dire, assomigliano a questi, s’ispirano a quest’altri, punto e basta. Alle 00.00 del 25 dicembre 1986 il palazzone dove Yvonne, rintanata in 30 metri quadri, consuma in perfetta solitudine un frugale piatto freddo, è squarciato dalle urla di H.R. e da una gragnuola hardcore-reggae-punk che sono peggio dei bombardamenti del 1945. Yvonne vede la luce, i suoi vicini mettono l’elmetto e fuggono a rifugiarsi colle scorte dei viveri messe su alla bell’e meglio in tutta fretta e quando tornano quella strana ragazzetta venuta dal Canada non è più lì.

Sta da Sepp, il chitarrista dei Manson Youth, a spiegargli la luce.

Sepp conosce Tom che conosce Steve che conosce Henning. Yvonne spiega la luce a tutti loro e loro notano la luce sinistra che luccica nei suoi occhi e non si azzardano a contrariarla. La vedete la luce? gli chiede Yvonne; come no, abbaglia, le rispondono in coro quelli.

Eccoci qua, siamo i Jingo De Lunch, si presentano agli sbigottiti gestori dei locali dove vanno a suonare il loro mischione di hardcore e metal, ci avete ingaggiati voi; si, vi abbiamo ingaggiato noi, ma per suonare stasera, non per lottare nel fango, questo è un locale rispettabile. E questo basta a dare un’idea della loro immagine.

Quella loro immagine però gira in fretta, talmente tanto che dopo qualche giorno Yvonne e compagnia sono al cospetto dei capoccia alla We Bite Records, che magari non è la Dischord ma nemmeno è tanto lontana, e dopo un paio di mesi ecco «Perpetuum Mobile».

Proprio un mischione di hardcore e metal che qualche anno dopo si dice crossover, i Bad Brains come nume tutelare - e tante grazie, ragazzi, questa è «Pay To Cum» come la suoniamo noi; un’attitudine punk che Yvonne ci è nata, lei canadese quando il Canada brucia di D.O.A. e Subhumans - e tante grazie anche a voi, ragazzi, questa è «Fuck You» a modo nostro.

Canzoni che vanno a mille, stop-and-go a profusione, cambi di ritmo che non ci stai dietro, su tutto quella voce.

Yvonne è, nella mia testa bacata, la voce dell’hardcore-punk, una di quelle che ti riempie di emozione, e di certo non è un mostro di tecnica; ma la riga sopra c’è scritto hardcore-punk, mica operetta. E comunque ogni volta che quel gorgheggio assurdo dà la stura a «What You See», ogni volta che scandisce con rabbia dos, tres, cuatro e parte «Fate», ogni volta che sputa veleno in «Thirteen», ogni volta che bum bum bum bum NOOOOOOO e quel that’s ok mezzo parlato mezzo e quel che segue in «Scratchings», io non ci capisco più niente.

Nel 1988 i Jingo De Lunch suonano a Roma, io non ho l’età per guidare, non ho l’età; allora sequestro mio fratello per guidarmi al concerto; lui non entra nemmeno e se ne va a fare giri notturni e manco s’immagina quel che perde; Henning non la smette un secondo di fare headbanging, Yvonne lei salta come un’ossessa da una parte all’altra del piccolo palco, e chissà dove trova il fiato ma ha vent’anni e tutti i ventenni hanno fiato da vendere, ma quando parte pure lei a fare headbanging con quei dreadlocks sottili sottili che si ritrova in testa, è il delirio.

Poi vengono il mini «Cursed Heart» e l’lp «Axe To Grind» che valgono lo stesso di «Perpetuum Mobile», manca solo l’effetto sorpresa perché quella voce mi risuona nella testa da un un paio d’anni.

Poi viene il passaggio a Phonogram e lì finiscono i Jingo De Lunch che mi appassionano, quelli che, in occasione del ventennale di «Perpetuum Mobile», vengono riesumati nella bellissima raccolta «The Independent Years» che piazza in apertura «What You See» come incontrovertibile dichiarazione di intenti.

Oggi Yvonne è alla soglia dei 50 anni, ha fatto l’attrice in serie televise, sempre per la tv tedesca ha presentato la trasmissione Metalla (!!!!!), è diventata vegana e milita in svariate formazioni attive per la difesa dei diritti degli animali, gestisce un bar, è nella squadra di roller derby Berlin Bombshells e continua a spaccare e suonare il basso in un gruppo sludge metal.

Quanto l’amo!

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