Il suo disco d'esordio, "The Milk Eyed Mender", del 2004, riuscì, grazie alla guida spirituale di Will Oldham, a guadagnarsi un posto di riguardo nel vivacissimo panorama indie-folk americano. Il talento musicale espresso attraverso la sua arpa e la sua voce, unito ad un viso da bambola, fecero il resto.

Dopo due anni arrivò la definitiva consacrazione. "Ys", suo secondo album, è stato giudicato da critici e non, una delle migliori uscite del 2006. Cinque traccie, tutte sopra i nove minuti, mostrano una Joanna matura, sicura dei propri mezzi, capace di far sgorgare dalle corde del suo ingombrante strumento tutto il suo essere, coadiuvata da quei falchi di Steve Albini e Jim O'Rourke in sede di registrazione.

Come giusto compendio a quest'opera, è uscito quest'anno l'EP "Joanna Newsom And The Ys Street Band". Tre brani all'insegna della lettera C, di cui ci sfugge il significato, che confermano la personalità giocosa, enigmatica e sfuggevole della bella cantautrice californiana. Il primo pezzo, "Colleen", unico inedito, si dipana su una base percussiva di sottofondo sulla quale arpa e chitarre giocano con la sottile voce della Newsom, per ricreare un'atmosfera medievale, simile a quei paesaggi oscuri e fiabeschi dipinti su Ys. Dal disco d'esordio è invece tratto "Clam, Crab, Cockle, Cowrie", breve (per i suoi standard) ballata acustica a due voci. Infine "Cosmia", tratto da Ys, dura quasi il doppio della versione originale, ci trasporta lungo i sentieri dell'immaginazione, ora in mari oscuri e burrascosi, poi in foreste abitate da esseri fantastici, ed infine nello spazio infinito del cosmo.

Se avete apprezzato "Ys", questo EP della durata di 24 minuti vi è indispensabile (come lo è stato per diverse ragioni l'EP susseguente a "Gulag Orkestar" di Beirut) per andare più a fondo nell'universo Newsom, conoscere i diversi aspetti della sua multicolore personalità, per farsi catturare dalla magia dei suoi elfi e volare a cavallo di Pegaso

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