Originario di Amarillo, il texano Joe Ely, malgrado l'eccellenza delle sue produzioni discografiche, non ha mai avuto un seguito devoto ed è sempre rimasto, almeno qui in Italia, un artista di culto. Eppure il suo "Honky Tonk Masquerade", seguito dell'omonimo esordio del 1977, è giustamente considerato un classico del roots-rock, diviso com'è tra classica malinconia country alla Hank Williams, rock and roll micidiali e struggenti ballate. Persino la rivista Rolling Stone arrivò a definirlo uno dei migliori dischi degli anni Settanta. Anche i Clash, nella fase del pieno recupero delle loro radici artistiche, rimasero affascinati da questo personaggio fiero e dalle sue canzoni d'amore e menzogna dure ma espressive a tal punto che chiesero a Joe Ely di fare da supporto ai loro gloriosi concerti inglesi del 1980, presentando così ai loro fans questo cantante country-rock venuto dal Texas.
Fu grazie alla frequentazione di Strummer e soci che il suo sound subì alcune determinanti modifiche. I successivi "Live Shots" e "Musta Notta Gotta Lotta" mostrano infatti un orientamento sonoro a tratti fin troppo elettrico. A questo punto Joe Ely sarebbe dovuto diventare famoso ma il successo commerciale rimase modesto per un artista, in fin dei conti, troppo indipendente per le radio country tradizionali e troppo country per quelle rock. Ma fortunatamente per Ely la musica ha sempre contato più delle classifiche di vendita e di gradimento. Una musica che da quel momento in poi rispecchierà tutta la sua semplice saggezza texana e che baratterà lo spirito country degli esordi con una serie di riff diretti, squadrati e ritmi orientati verso un rock basico, quello tenuto a battesimo anni prima da un altro texano importante: Buddy Holly.
Così dischi come "Lord Of The Highway", dova spicca la chitarra del grande David Grissom, partner inseparabile negli anni seguenti, "Dig All Night" e l'adrenalinico, imperdibile "Live At Liberty Lunch" sono tutti dischi che risplendono ancora oggi di una bellezza insuperata. Questo notevole percorso artistico, porterà Joe Ely a pubblicare nel 1992 "Love And Danger", uno dei suoi migliori album. Accanto ad una solida ed infuocata rilettura della classica "Settle For Love", un pezzo amato anche da Bruce Springsteen, che solo il caso non ha fatto diventare un classico di tutti i tempi, spiccano il blues-rock di "Pins And Needles", l'elegante incedere di "She Collected" e il viaggio infuocato di "Highways And Heartaches". Joe Ely lascia spazio anche ad una serie di avvolgenti e suadenti ballate: "Slow You Down", "Love Is The Beating Of Hearts" e l'iniziale "Sleepless In Love", sono esempi di un song-writer lucido, sicuro e completo. Completano l'opera alcune covers d'autore: "Every Night About This Time" di Dave Alvin e l'inno dei viaggiatori "The Road Goes On Forever" di Robert Earl Keen, entrambe nobilitate dall'ottimo lavoro alle chitarre del solito Grissom e di Ian Moore, all'epoca giovane stella della sei corde.

"Love And Danger" è solo uno dei dischi ideali per avvicinarsi alla proposta musicale di Joe Ely, un artista vero, serio e onesto che raggiungerà il suo apice creativo nel 1995 con "Letter To Laredo", uno dei più bei dischi degli anni Novanta. Un'opera totale, coinvolgente e curatissima. Un maestoso affresco musicale ricco di canzoni di grande qualità, reso ancor più unico dalla presenza di grandi e graditi ospiti.

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