Se si dovessero spedire fuori dalla Via Lattea una ventina di CD a testimonianza della miglior musica mai prodotta dall’Uomo la scelta sarebbe veramente ardua, a cominciare dalla selezione dei “generi” da dover includere o meno. E comunque i “generi” probabilmente li hanno inventati i discografici (e le suocere!). Ad ogni modo, per me, uno di questi dischi sarebbe di sicuro “Intercontinental” .
Inciso nel 1970 al Tonstudio di Villingen, in Germania, da Joe Pass (chitarra), con Eberhard Weber al contrabbasso e Kenny Clarke alla batteria, questo disco inspiegabilmente non si trova in CD altro che come import dal Giappone ad un prezzo che non è azzardato considerare “un po’ altino” . Vi si trovano 10 brani classici, dieci “standards” eseguiti con totale gusto, misura, maestria, senso del tempo, dello swing e della progressione armonica e melodica: Chloe, Meditation, I Cover The Waterfront, I Love You, Stompin’ At The Savoy, Watch What Happens, Joe’ s Blues, Gento, Ode To Billy Joe, Lil’ Darlin’ .
La classe e l’equilibrio dei toni e dei timbri ne fanno un ideale standard sia per ciò che riguarda il “colore” sonoro globale del prodotto sia per ciò che riguarda l’esecuzione più propriamente “tecnica” sugli strumenti; va detto che qui Joe Pass e’ al top della sua forma, producendosi in frasi misurate, brevi ed accordi di comping che assieme sviluppano il tema, l’ improvvisazione, la ripresa e la chiusura secondo i migliori canoni jazzistici non scritti ma comunque sacri per musicisti di tale stampo. No frills. Poco spazio solistico è lasciato ai due ritmi che svolgono il loro compito con eleganza e professionalità estrema. Fear not: a volte “professionale” si usa come modo gentile per non dire “monotono” o “asettico” , ma in questo caso la parola va interpretata nel senso più alto del termine, cioé di contributo perfetto all’ economia globale del disco e con attenzione somma all’ interazione tra musicisti.
Perfetto contraltare di un trio pianistico del calibro di Bill Evans o Keith Jarrett o fate voi. Un disco che va gustato sia di sera tardi con gli occhi socchiusi, sia mentre ci si fa la barba al mattino che fatto oggetto di studio per chi volesse sapere che cosa e’ un trio di jazz modern “quiet” mainstream senza tempo e scadenza. Un classico. Per tutte le latitudini. Intercontinentale.
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