Nel 1994, a 3 anni dal successo (di critica, più che di pubblico) di Barton Fink, i fratelli Coen sono avvicinati da quella stessa industria cinematografica oggetto di critica nel precedente lavoro. La libertà è assoluta su ogni aspetto e il budget messo a disposizione ampio (25 milioni di dollari, il maggiore di tutta la loro carriera); i fratelli decidono quindi di riprendere un vecchio copione scritto con Sam Raimi negli anni '80 (messo da parte proprio perchè troppo costoso all'epoca): ancora una volta ci troviamo di fronte alla decostruzione postmodernista di un genere cinematografico ben preciso, in questo caso la screwball comedy anni '30-'40 avente come massimi esponenti (e grandi influenze lungo tutta la pellicola) Frank Capra, Preston Sturges e Howard Hawks.
New York, 1 dicembre 1958, è una giornata convulsa alle facoltose industrie Hudsucker: il presidente Waring Hudsucker si è lanciato inaspettatamente dal 44° piano; il consiglio di amministrazione, pilotato dal subdolo Sidney Mussburger (Paul Newman), decide di far precipitare le azioni dell'azienda in modo che, quando 30 giorni dopo, quelle possedute dal defunto presidente verranno messe in vendita, gli stessi membri del CdA potranno ricomprarle a prezzi stracciati. Per rendere più credibile l'operazione di aggiotaggio viene scelto come nuovo presidente Norville Barnes (Tim Robbins), un ingenuo neolaureato provincialotto appena assunto, ritenuto da tutti un mezzo imbecille. A subodorare il piano è una giornalista in carriera, Amy Archer (Jennifer Jason Leigh) che fingendosi una povera fanciulla disperata si fa assumere come segretaria dal nuovo e sconosciuto presidente. I piani di Mussburger rischieranno di andare a monte quando Norville farà produrre una sua invenzione, l'hula hoop, che diventerà inaspettatamente in poco tempo un successo planetario. Ma Mussburger ha più di un asso nella manica e farà di tutto per liberarsi di Norville, mentre Amy, col tempo innamorata di lui, cercherà in ogni modo di aiutarlo.
Mentre il precedente film poteva essere schematizzato in modo verticale come un'alternanza di Paradiso (Hollywood) e Inferno (l'albergo), in questo film il tema geometrico è il cerchio, che ritorna nell'hula hoop, nel freesbee, nel grande orologio che sovrasta il palazzo dell'azienda, e nella stessa struttura del film, che si apre con la scena finale e racconta tutta la vicenda con un lungo flashback.
L'influenza di Sam Raimi si avverte molto, perchè il solito pessimismo coeniano per una volta si stempera: al contrario dei tanti personaggi perdenti che affollano la filmografia dei due fratelli, Norville riesce a migliorare la sua situazione, risultando un perfetto prodotto del sogno americano; per fugare ogni dubbio i 2 registi ci piazzano addirittura un happy end surreale, forse una delle trovate più geniali dei loro lavori comici: mentre Norville precipita dal palazzo Hudsucker, gli ingranaggi del grosso orologio vengono bloccati e con esso il tempo stesso, e il neo-presidente si troverà sospeso a mezz'aria a discutere con Waring Hudsucker sceso dal cielo sotto forma di angelo con tanto di aureola, ali piumate e lira (citazione più o meno esplicita dell'angelo Clarence di La Vita è Meravigliosa di Frank Capra).
Oltre ai tanti riferimenti ad altri lavori i Coen si divertono ad auto-citarsi: Hudsucker è sia il penitenziario che si intravede nel prologo de I 2 Criminali più Pazzi del Mondo, sia l'industria in cui lavora H.I./Nicolas Cage in Arizona Junior e (sempre dallo stesso film) la canzone che cantano i fratelli evasi dopo il rapimento di Nathan jr. è la stessa che canta scendendo dal cielo Warring Hudsucker.
I 25 milioni di budget sono ottimamente spesi: gli attori caratterizzano perfettamente i loro personaggi e nessuno appare sottotono, gli effetti visivi, i colori e le ambientazioni sono ottime, ogni fotogramma è pervaso da una verve brillante e briosa e non c'è la lentezza che in alcuni frangenti si avvertiva nei precedenti film più blasonati.
D'altro canto però tutto risulta troppo sempliciotto e convenzionale; anche se la trama sembra congeniale c'è poca della pungente satira coeniana, stemperando tutto in un sentimentalismo forse eccessivo. Possiamo considerarlo un film bello senz'anima, senza abbastanza emozioni e coinvolgimento, e le stesse trovate della trama (vedi finale) fanno pensare che neanche gli autori avessero intenzione di prendersi seriamente. E non a caso il film è considerato un'opera minore, anche perchè posizionato nella filmografia dei registi tra opere ben più importanti.
Il flop al botteghino spingerà i fratelli a tornare su lavori con budget più contenuti e con i loro attori fedeli (anche se ci sono ancora piccooli camei per Jon Polito, Steve Buscemi e Sam Raimi). Film buono, ma solo per i completisti della filmografia dei fratelli.
VOTO = 7
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