Ho sempre più la sensazione che non sia frequente trovare oggi nuovi film veramente stuzzicanti e stimolanti. Spesso e volentieri ci si imbatte in pellicole che paiono create con lo stampino, quasi fossero prodotti liofilizzati, pronti per un uso rapido e indolore. E ciò nonostante affrontino temi ponderosi come, tanto per dire, il pericolo di un imprevisto conflitto mondiale termonucleare, trattato nel recente "A house of dynamite" della pur valida regista Bygelow (contrariamente al solito l'opera della suddetta non mi ha preso totalmente).
Ma quanto sopra non mi fa desistere dalla scelta di rivedere opere del passato dedicate al tema della guerra mondiale termonucleare. E senza rivedere per l'ennesima volta "Il dottor Stranamore" che resta il miglior film realizzato in tale ambito (e recensito molto spesso), sono andato a ripescare un titolo come "Wargames" ("Giochi di guerra" nella titolazione pleonastica italiana) che resta pur sempre un'opera maturata bene nel tempo.
Girato nel 1983 da John Badham (sì, lo stesso de "La febbre del sabato sera" che diede a lui e John Travolta una celebrità mondiale), il film presenta aspetti ancora oggi interessanti. Il protagonista è un giovane studente yankee di nome David Lightman (interpretato da Matthew Broderick, qui al suo esordio luminoso) intelligente e curioso del mondo (come qualsiasi coetaneo appena maggiorenne) che coltiva una grande passione per l'informatica e tutto ciò che è data processing. Seduto alla scrivania della sua camera si diletta di collegarsi, dal suo personal computer, ai sistemi informativi di una società di nome Protovosion, ubicata nella Silicon Valley, per hackerarne i nuovi videogiochi. Ma un giorno, del tutto casualmente, entra erroneamente nel server del sistema informatico che gestisce nientemeno che la difesa nucleare statunitense ed è dotato di un software chiamato WOPR tanto sofisticato da costituire un sistema di Intelligenza artificiale (un antesignano degli attuali ChatGpt). Con tale dispositivo David, dal suo personal computer, avvia una simulazione di gioco dall'inquietante titolo "Guerra termonucleare globale" che, nella logica del supercomputer sito nel centro di comando militare nucleare americano, non è trattato alla stregua di un gioco teorico, bensì è inteso come un'attività seria, con le ripercussioni concrete ben immaginabili (oltretutto in una fase storica in cui i rapporti fra USA e URSS erano alquanto tesi). Inutile dire che quanto sopra da l'avvio ad una serie di fatti concitati e forse un po' forzati (ad un ragazzo così nerd informatico la fortuna comunque arride e tutte le autorità yankee si dimostrano lente a comprendere la reale portata dei fatti, ma è risaputo che la burocrazia è ovunque ottusa e farraginosa).
Il finale è molto pirotecnico e lampeggiante, ma il lieto fine non mancherà (grazie a Dio e ad una buona dose di fortuna..). Ma al di là dei punti salienti della trama, alcune osservazioni si impongono.
Intanto, vedere oggi il film suscita la sensazione di ritornare a quel periodo (primi anni '80) in cui l'informatica era intesa e praticata con una grande dose di entusiasmo pionieristico, forse un po' naif, verso un'esperienza profondamente innovativa. Certo, Internet e le varie piattaforme social erano ancora di là da venire, ma mi ha provocato una certa nostalgia la figura del protagonista che smanetta sul pc , ricorre ai floppy disk e alla connessione via modem, tanto abile da porre in difficoltà i sistemi informatici del governo USA. Pur non essendo un nerd informatico, anche il sottoscritto in ufficio disponeva di tali mezzi di data processing.
Ma, ancor più importante, è il tema dell'arsenale militare nucleare in dotazione ad alcune nazioni e dell'onerosa responsabilità a gestirlo. Il fattore umano può essere a rischio (e nei primi minuti della pellicola assistiamo ad un test di simulazione di un attacco atomico che richiede l'intervento attivo di due militari alla consolle dei comandi, con tanto di rifiuto di uno dei due a premere il fatidico bottone di lancio). Come ovviare all'imprevedibilita` umana? Delegare la gestione della difesa nucleare ad una macchina dotata di software di intelligenza artificiale, come ipotizzato nel film, è altrettanto rischioso. Infatti, il cosiddetto WOPR sarebbe in teoria infallibile ma, non sapendo distinguere il reale dal ludico, potrebbe spingersi ad estreme conseguenze. Fortunatamente, scoprirà da sé che una guerra nucleare mondiale non è altri che un gioco senza vincitori ed è molto meglio intraprendere una partita a scacchi.
Insomma, il messaggio finale di un film così in anticipo sui tempi è che è meglio vincere la pace. Sembra banale ribadirlo, ma a giudicare da quanto succede oggi, a distanza di 42 anni dall'opera, certi personaggi politici potenti non l'hanno ancora ben capito.
Carico i commenti... con calma