Allora, potrei dilungarmi all'infinito ad elogiare John Cale e la sua incredibile importanza nel mondo della musica contemporanea ma non sarà questo il giorno.

Anno 1984 ma faccio subito un salto in avanti di decadi e decadi: l'album in questione viene giudicato come il peggiore della sua estensiva discografia. Per quanto mi riguarda, baggianate.
Ok l'alcol, ok la cocaina, bla bla bla... penso sia un dato di fatto che questo periodo storico non ha reso vita facile artisticamente a Cale, lo dimostrano i suoi dischi (questo compreso, certamente) e le sue performance live.

Non si può assolutamente accusare il buon Giovanni di Galles di essere banale, noioso o statico, musicalmente parlando, neanche nel caso delle sue produzioni all'apparenza più banali.
'Caribbean Sunset' ha una proposta vasta in quanto a sapori, a volte troppo pungenti da renderli "non per tutti", magari. Allo stesso tempo, ha un sacco di difetti: vogliamo citare il disorientante mixing spastico tra tutti? Certo che sì, ma forse è pure quello a rendere interessante il tutto.

L'opener "Hungry For Love" non è di certo un buonissimo biglietto da visita: liriche e conseguenti melodie vocali lasciano a desiderare parecchio ma, proprio grazie a quel mixing spastico che ho citato poc'anzi, dal punto di vista musicale è un numero dall'attitudine quasi Punk e dalle sfumature pure Noise Rock. Quel buon grezzume.

Cale prova pure a sfoderare di nuovo le sonorità del periodo d'oro della metà degli anni '70.
Da una parte la title-track "Caribbean Sunset" rimanda ai nostalgici pianoforti dell'era di 'Paris 1919' con spunti anche interessanti strumentalmente ma non sviluppati a dovere nella seconda parte del brano; dall'altra "Where There's A Will", pezzo più riuscito senza dubbio, è una ballata che sembra uscita da 'Fear', tra sentori di "Ship Of Fools".
Quest'ultima avrebbe potuto tranquillamente sostituire la conclusiva "Momamma Scuba", mi permetto l'azzardo.

Ma tra questi numeri e qualche esperimento decente New Wave, spiccano delle perle grezze.
"Experiment Number 1" che con la sua "personalità Goth", striscia lenta in un'atmosfera sinistra e criptica, dove anche questa volta il mixing è di gran aiuto nella riuscita dell'esperimento.
Merita una menzione "Magazines" con il suo motorik beat à la Neu! e con tanto di delirio finale, polimerizzazione New Wave & Krautrock. Pezzo che potrebbe ricordare il sound dei dischi microtonali dei King Gizzard & The Lizard Wizard (vedi 'Flying Microtonal Banana).
Infine, la conclusiva "Villa Albani", highlight del disco, con le sue tastiere a tratti Goth pure loro, i ritmi accattivanti & ballabili e le percussioni quasi tribali sempre presenti. La proposta più originale, a mani basse; tra l'altro, riproposta e riarrangiata nell'ultimo paio d'anni in live da Cale.

Chissà, forse ha solo avuto la sfortuna di uscire dopo l'avanguardistico 'Music For A New Society', ma come successore di 'Honi Soit' ci sta tutto.

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