Il miglior western di John Carpenter, infarcito di citazioni, atmosfere surreali meravigliose, una storia validissima, personaggi memorabili, sequenze antologiche, effetti speciali all'avanguardia.

Il film di Carpenter ci propone un futuro oscuro, lontano da concezioni ottimistiche facilone, un avvenire sporco, unto e freddo, dove le istituzioni si occupano sempre meno dei popoli (questo fattore riflette la tipica sfiducia del regista nei confronti di queste). L'indice di criminalità nel 1988 sale a tal punto negli USA che questi sono costretti a ridurre l'isola di Manhattan in un carcere di massima sicurezza per ergastolani (il film è del 1981). I collegamenti verso l'esterno sono stati fatti saltare, a parte qualche ponte. L'introduzione parla chiaro: una volta entrati non si esce più. Ma una storia vera, si sa, comincia sempre quando un equilibrio precedentemente creato viene meno. In questo caso l'elemento distorsore è un manipolo di disperati che fa precipitare l'Air force one (l'aereo del presidente degli Stati Uniti per intenderci) nell'area metropolitana di Manhatan, nell'anno 1997, molto dopo il 1988, quindi la realtà carceraria di New York è gia ben consolidata. Al suo interno vi è un mondo sconosciuto alla parte buona e civile del mondo.

Manhattan è una tenebrosa giungla entro la quale vige la legge del più forte e i deboli farebbero meglio ad allearsi con i potenti di questo nuovo mondo. Ecco che però il presidente riesce a salvarsi all'impatto del suo aereo contro un grattacielo (profezia 11 settembre?) ma finisce nelle mani di un altro presidente, il capo di uno stato nello stato, il Duca di New York (Isaac Hayes), "il numero uno" come gli piace farsi chiamare. La situazione desta preoccupazione. Il presidente stava andando a un convegno che avrebbe deciso le sorti del mondo, un mondo sull'orlo di una terza guerra mondiale. E come molte volte accade, il destino riserva l'arduo a delle persone ardue. Ecco quindi che entra in scena il protagonista della vicenda, una leggenda, un eroe di guerra che ha però commesso l'errore di sfidare il sistema che un tempo lo ha premiato, rapinando una banca: lui è Jena Plinsken (Snake in lingua originale, per ovvie ragioni legate alla sua personalità). E' l'antenato degli antieroi, dei personaggi difficili che faticano a inserirsi (Rambo) e che sono incompresi. Non parla molto il ragazzo, ha una benda all'occhio sinistro e una certa affinità all'humor nero e alle tecniche di lotta, oltre ad avere la sua dote muscolare, cosa che rese famoso il suo alter-ego Kurt Russel (all'inizio doveva esere Tommy Lee Jones, che poi ha tradito). Colmo dei colmi questo personaggio scomodo compare al centro accoglienza del penitenziario proprio mentre il presidente degli Stati Uniti (di cui Jena non gli frega niente) finisce nelle mani del Duca. Il comandante della prigione, Hawk, ritiene uno spreco non usare quella massa di muscoli e cervello gia collaudati in precedenza per risolvere il problema col presidente. Così a Jena viene data la possibilità dell'amnistia in cambio di un... piccolo favore. Siccome in entrambi i casi nel penitenziario deve entrare, la possibilità di riscatto consiste nel planarsi sul tetto del World Trade Center con un aliante, trovare il presidente e portarlo in salvo prima della fine della conferenza alla quale il presidente doveva andare. Ad Hawk interessa particolarmente un nastro magnetico contenuto nella valigeta del presidente, che deve arrivare a destinazione a qualunque costo. Come ogni Homo-Sapiens sapiens dotato di un Q.I superiore a 1 Jena accetta la proposta. I superiori però conoscono fin troppo bene le qualità "furbe" di Jena, perciò, prima di spedirlo all'inferno, gli danno in omaggio un oggetto che avrà lo scopo di ricordargli indelebilmente il tempo che passa. Per evitare che Plinsken una volta sull'aliante fugga in Canada, gli iniettano nelle arterie delle micro bombe che esploderanno entro 24 ore se non neutralizzate prima, cioè al suo ritorno, col presidente e il nastro. 24 ore è il limite di tempo entro il quale il vertice decisivo avrà termine. "E se dovessi tardare?", "Non più vertice di Hartford e non più Jena Plinsken".

Il protagonista, in una corsa senza fine in una New York aliena e disumana, lotterà per la causa del bene (cioè del mondo esterno) per rubare all'inferno (il mondo di Manhattan) la salvezza del mondo intero, sia buono che cattivo. Incontrerà predatori notturni, vecchi amici traditori, animali bipedi, il Duca stesso, un tassista frizzante e la vita stessa, di nuovo, che valorizzerà sempre di più all'avvicinarsi della scadenza del timer, una vita sempre tirata per i fili (non c'è un personaggio che non lo abbia creduto morto). Una miscela esplosiva e divertente, condita con le ottime musiche futuristiche e sintetiche tipiche degli anni 80, composte da Carpenter stesso, scenografie terribilmente reali e quasi sempre notturne, personaggi memorabili (il punk Romero su tutti) e un ritmo mai vacillante. Un'opera che si conclude anche con un accenno di comicità, sempre però aprezzabile grazie alla figura di presidente da operetta presentato. Un flop in America (per lo scarso patriottismo), un successone in Europa, un film che nessun cinefilo dovrebbe perdere.

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