La folgorazione del divino non è tanto una pace, quanto piuttosto una quiete silenziosa ed insieme un ardore. Arde, d'un fuoco purificatore che consuma e assottiglia ogni cosa, il serafico Trane: d'una quiete, che è silenzio e visione faccia a faccia dell'indicibile, e d'un fuoco, che si fa parola di sapienza e racconto.

La folgorazione del divino è un'ascesi, un farsi falena consumata in cenere e fiamma, ed un ritorno che vuol che si dica con parole ardenti l'indicibile. L'amore supremo è l'approssimarsi al silenzio e farne parola.

During the year 1957, I experienced, by the grace of God, a spiritual awakening which was to lead me to a richer, fuller, more productive life. At that time, in gratitude, I humbly asked to be given the means and privilege to make others happy through music. I feel this has been granted through His grace. ALL PRAISE TO GOD. As time and events moved on; a period of irresolution did prevail. I entered into a phase which was contradictory for the pledge and away from the esteemed path; but thankfully now and again through the unerring and merciful hand of God, I do perceive and have been duly re-informed of His OMNIPOTENCE, and of our need for, and dependence on Him.

Tra la registrazione e la pubblicazione di questo disco era morto il Rosso di Detroit, Malcolm X, col piombo in corpo eppure appagato dalla visione del sacro come comunità e voce umana, voce rotta da passione ardente. Di passione ardente ed ardente intimo mutamento, vivrà e morirà, in quegli stessi anni, John William Coltrane. La fiamma, con andamento ora iperbolico ora parabolico, tremula s'accende tremula si consuma tremula declina, poco a poco. Così, percorso d'ascesi ed oblio, il racconto di tremulo lume che ha nome A Love Supreme dice ciò che le parole non possono dire.

Un disordinato ordine ed un ordinato disordine: questa era già sottopelle, sin dal Monk del Five Spot e della nuova nascita del 1957, la non ingabbiata ma non frantumata sua, solo sua, voce d'ottone. Non serva e non padrona, ma libera, d'una libertà misurata e smisurata a un tempo. Ora, nella scienza dell'equilibrato furore e dell'ebbra pacatezza, nel paradossale anelito, l'incedere si fa un peregrinare. Ed il peregrinare, passo a passo, parabola: un ascendere un furoreggiare un sopirsi. Incede, sicuro della propria direzione, tra sbandamento e ripresa, in un capogiro e in mille selvaggi capogiri.

Poi di nuovo, daccapo.

Solennemente (e mestamente) riavvolto e rinvigorito, in tonale lavacro, brucia senza consumarsi come le quattro corde intrecciate d'un eterno stoppino imbevuto al seguito di svettante fiamma, il quartetto che vive -selvaggia armonia- d'un solo arroventato respiro. Ed il fuoco, che in tremolante equilibrio ora vive e si dimena, si spegnerà, presto.

Ma non subito.

Farà in tempo, col petto squarciato e la voce rotta, tizzone che troppo in fretta s'è placato, a saggiar territori che nessuna mappa potrà mai circoscrivere.

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