La Gran Bretagna e gli inglesi in particolare non hanno mai veramente accettato quel ridimensionamento che la fine delle due guerre mondiali e il colonialismo hanno portato come inevitabile e storica conseguenza e costretto quella che una volta era la maggiore potenza mondiale ad assumere un ruolo gerarchicamente secondario e negli anni via via sempre più defilato rispetto a quello delle più grandi potenze internazionali.

Questo a partire dall'immediato dopoguerra quando il mondo si divise in due parti separato da quella che proprio un grande della storia della Gran Bretagna definì come 'Cortina di ferro.

Da allora il declino della Gren Bretagna da superpotenza a semplice comprimaria, molto spesso al fianco degli Stati Uniti d'America, è stato graduale ma costante nel tempo, causando una certa frustrazioni presso tutti gli strati sociali della popolazione e per ragioni diverse e sfociando di conseguenza in un certo conservatorismo che peraltro non ha fatto altro che peggiorare le cose.

Una frustrazione che è evidentemente sentita in maniera forte ancora oggi e che spiega l'ambiguità del Regno Unito nei rapporti con l'Unione Europea e la 'brexit', questione peraltro tutta ancora da definire nelle sue forme e modalità.

La verità è che la Gran Bretagna è probabilmente sotto molti aspetti quello che potremmo definire il paese più vecchio del mondo. Una vecchiaia che in qualche maniera si vuole fare passare come unicità (nel senso di qualche cosa di eccezionale), ma questo giochetto che ha funzionato in maniera pure efficace durante gli anni sessanta, oggi non funziona più. Neppure presso buona parte degli stessi abitanti del Regno, stando a quelli che sono gli ultimi fatti in materia politica e che hanno visto calare il consenso nei confronti del leader del partito conservatore Theresa May.

Ciononostante il Regno Unito resta una realtà fondamentalmente conservatrice e non a caso guidata dall'alto da una figura tanto simbolica quanto influente come quella della Regina Elisabetta II. nata nel lontano 1926 e in carica sin dal 6 febbraio 1952. In ogni caso lontanissima dall'abdicare e lasciare il trono al figlio Carlo, principe del Galles. Classe 1948...

John Creasey fu autore e scrittore inglese di gialli e romanzi di fantascienza. Nacque a Southfields nel 1908 e fu un personaggio molto attivo anche nel mondo della politica e in particolare proprio durante gli anni sessanta, gli stessi in cui è ambientato questo breve romanzo di fantascienza del 1962 e intitolato 'The Terror: The Return of Dr. Palfrey' oppure più semplicemente 'The Terror'....

Il titolo italiano è invece molto più semplicemente: 'Terrore su Londra'. Una traduzione che in questo caso ci può stare ed è coerente con i contenuti della storia che ha ad oggetto un 'caso internazionale' ma i cui principali personaggi coinvolti sia nel complotto, sia nel tentativo di sventare quello che potrebbe essere il principio di una gravissima crisi mondiale, si trovano e agiscono nella città di Londra.

Siamo in piena guerra fredda e in Russia, negli USA e in Inghilterra, presso il centro operativo del cotntrollo armi atomiche ed energia nucleare e controllo spaziale del S.E.I. (Supremo Ente Internazionale), presieduto dal Dr. Palfrey viene identificato un oggetto volante non identificato e equipaggiato con armi atomiche a una distanza inferiore a quella tra la Terra e la Luna e diretto verso un punto imprecisato del nostro pianeta.

Le tre potenze internazionali chiamate in causa disconoscono di essere la causa di questa minaccia 'atomica' e decidono di operare in maniera unitaria per trovare una soluzione a questa problematica. A Londra allora sopraggiungono l'americfano Arnold Kilbee dalla base di Cape Canaveral e il russo Boris Gregaroff dalla base situata negli Urali. I due si mettono immediatamente a disposizione del Dr. Palfrey, un personaggio ricorrente nelle opere di John Creasey e che ricoprire il ruolo di guida e comando delle operazione e che, pure se inglese, opera in maniera indipendente dal suo stesso governo e nell'interesse della salvaguardia degli equilibri internazionali.

Dopo una iniziale diffidenza, la rivalità tra Kilbee e Gregaroff è trattata con una certa ironia, come volere fare il verso a certe opere di spionaggio, tutti i soggetti in causa decidono di collaborare in una operazione che effettivamente più che avere a che fare con la fantascienza, diviene a tutti gli effetti una vera e propria indagine. Ricollegare il romanzo al genere della spy-story non è quindi effettivamente sbagliato: del genere ricorrono i presupposti e anche una certa sobrietà nello stile. Ma per questo non va dimenticato che John Creasey, pure dotato di un certo humour tipicamente anglosassone, è nato nel 1908 e come uomo del suo tempo adopera un linguaggio lontano da quello più colloquiale e più formale di quello cui siamo abituati.

La minaccia nucleare si rivelerà in ogni caso presto concreta quando alle minacce seguiranno i fatti: sulla città di Londra si verifica una vera e propria 'simulazione' di esplosione atomica. In pratica un evento che ha tutte le caratteristiche di una esplosione nucleare ma senza effetti fisici e i danni delle radiazioni o effetti dannosi.

Inizialmente sembrerebbe che una delle due grandi potenze abbia tradito ma il Dr Palfrey scoprirà che la verità si annida invece nel cuore e nelle contraddizioni della stessa Gran Bretagna dove è in atto un complotto trasversale che al lettore di oggi, più smaliziato rispetto a quelli del tempo, potrebbe apparire persino semplicistico e che avrebbe comunque meritato di essere argomentato nelle sue ragioni più profonde e che invece per limiti editoriali o semplice disinteresse, sono solo accennate.

Ma sarebbe ingeneroso per questo giudicare negativamente questo romanzo che va invece contestualizzato alla realtà del suo tempo: una spy-story di carattere fantascientifico e in cui il 'cattivo' una volta tanto non si trova per forza da una delle due parti della cortina e in cui la Gran Bretagna sembrerebbe essere il punto di equilibrio tra le diverse tensioni internazionali. Un ruolo che i britannici non hanno mai effettivamente ricoperto e cui uscendo dalla UE avrebbero effettivamente abdicato per sempre. Almeno per ora.

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