"Quale sfinge di cemento e alluminio ha aperto i loro crani e ha divorato il loro cervello e la loro immaginazione?"

- Allen Ginsberg, Howl (1956)-

Sospeso tra i miei pensieri , in un ginepraio di sensazioni ed emozioni , ricordi di un tempo si intrecciavano sempre più con il soffio leggero della mia clessidra , che lenta scandiva i miei ultimi passi .

Il presente ed il passato , sotto quella doccia solleticante , ascoltando un brano che profumava la mia pelle di “Scary Monsters” , diventavano un unico solco , indecifrabile e contorto , corda nautica solleticata da una calda brezza di libeccio.

Uscito dalla doccia , finalmente un pensiero razionale in mezzo a tanta confusione esistenziale e temporale ; ma quel brano ...no non era di Bowie , non poteva essere Lui.

Un secondo dopo la che la mia immagine sfuggente giocava con uno specchio , pensavo , ma quale può essere la vera identità del presente , ovvero quando pensiamo il presente come ciò che deve essere, esso non si e’ ancora manifestato ; quando lo pensiamo come esistente, è già passato.

E’ forse il presente , Duale?

Ma se quel brano non era di Bowie ...di chi Era …

Poteva forse essere opera , di quel disobbediente di Dennis , si Dennis Leigh .

Ma poi questo presente , ma esiste per davvero , mi chiedo .

E non mi riferisco al tempo , strettamente musicale , che per il sottoscritto , da decenni riposa in pace e armonia a Père Lachaise. Se dovessi pensare al presente realmente vissuto dalla mia coscienza , concluderei che esso consiste nell’immediato passato . In quel fotogramma , composto da milioni di microscopici scatti , in quella frazione di secondo , dove la percezione del presente per quanto istantanea , non sarebbe che la sintesi di una incalcolabile moltitudine di elementi ricordati e smarriti , infiniti frammenti di una vita vissuta un attimo prima. Il puro presente pertanto cosa sarebbe , se non un’astrazione , un sotto prodotto del marketing culturale , un induttore di bisogni e consumi ritenuti ingenti ma in realtà già trapassati da una spiritualità distante , una grande illusione ( moderna ) : ogni percezione , dal momento in cui si manifesta , e’ già memoria , in realtà noi non percepiamo che il passato e le sue matematiche sequenze .

Chissà questo disco volante di “ Howl “ , ultima opera di John Foxx and The Maths da quale finestra spazio temporale e’ sbucato fuori .

Dennis ha sempre avuto un debole per le personalità geniali ed eccentriche , come Connie Plank , suo produttore negli anni 70 , come Ben Edwards , il suo amato ed attuale Electronic Performer.

Sicuramente nel viaggio introspettivo di Dennis , iniziato geneticamente con “ Metamatic “ trentanni fa , il domani era stato già tracciato , la coesione della malinconia del prossimo futuro con le gelide interfacce uomo-macchina e l'estetica del remake / rimodellamento della musica , tanto cara a Brian Eno , tradivano , in un desiderio carnale , proprio la prospettiva ballardiana , delle metropoli fatiscenti, del sesso ( casuale ) , delle città invase dalla civiltà delle macchine .

L’impressione e’ invece che le coordinate del presente, in “ Owl “ siano devianti , senza una direzione ed un percorso ; intrise di una rabbia intrinseca e proto/post punk .

L’ artista fa fatica a riconoscersi , tra le rovine classiche della metropoli , dilaniata dalla ostentazione delle macchine , stenta a ritrovare le culture artistiche radicali della giovinezza , nell’ Era della dell'Austerità digitale .

La Londra del giovane John Foxx , viveva dei gemiti pre-punk al Marquee Club con la sua prima creatura , i Tiger Lily .

La Ville , non ancora City , era terreno fertile di liaisons , amplessi , “correspondances” ; tutta quella zuppa che fa modernismo .

Ora il peccato digitale e’ l’unico terreno fertile per quel poco , di quel modernismo , che e’ rimasto .

In “ Owl “ viene mistificato un tempo in cui invece l’arte fioriva direttamente dalle sommità della cultura letteraria e musicale , dagli abbracci e dagli spintoni sotto un palco rovente .

Immerso nella sua sua ombra , Dennis , con i suoi fedeli alfieri , con il suo inseparabile vocoder VP 330 , disarmato dagli anni che sono svaniti come fantasmi , urla al suo popolo per implorare l’avvento di una nuova Avanguardia .

O anche , semplicemente , solo il ritorno di Top Of The Pops . Forse.

Tra i brani più belli.

New York Times e’ la grande Mela vista su un fotogramma , dalle immagini sfocate di Rosie e Miss Rayon a quelle attuali , con in penombra il fantasma di Sister Ray che i Velvet si erano lasciati alle spalle .

Quale e’ il presente di quella città, la N.Y.C. del 77, con il Bronx in fiamme, la polizia con le mitragliatrici sui treni, i rifiuti ammucchiati per le strade.

Oppure la Londra degli anni 80 quando personaggi come Steve Strange erano in prima linea , i The Fall sfornavano album come torte Battenberg e l’ Acid Invasion sbarco’ da Detroit.

Ci sono periodi di caos quasi universale in cui le cose che detengono un valore vengono rovesciate e ripudiate . Questi periodi , nella storia si ripetono.

Forse è lì che siamo tutti adesso, all’ inizio , di un nuovo ciclo .

Nella Title track dell’album , “ Howl” Robin Simon riverbera il suo “ System of Romance “ , con un uso della chitarra in stile “ Magazine “ , in perfetta simbiosi con i passaggi sonori elettronici , una foresta del suono dove non vengono definite soglie ed i limiti sono invece illimitati.

Qui la matrice punk dell’urlo , dell’invocazione , della denuncia , e’ la piu’ marcata dell’album , senza mezzi termini , ci sono troppe cose che non vanno , nel rock come nel mondo.

Manca la sperimentazione , che nella musica era vissuta quasi religiosamente all’interno della sala di registrazione , un momento di contatto con una spiritualità più alta , che per forza di cose , oggi e’ purtroppo sempre più’ assente . Per non parlare delle zecche , assetate di sangue e che evadono le tasse , appiattendo l’offerta musicale.

Strange Beauty e’ il testamento di Bowie e Ferry , in termini di crooning , all’ età romantica europea . Una lenta melodia siderale si fonde , in una perfetta alchimia , con il canto di Foxx , lento e suggestivo ; nel plateau l’evocazione di una Bellezza che si cela dietro le fauci del mondo , una percezione sfocata e suggestiva , che vive tra le ombre di un passato , mai cosi’ prossimo.

Forse è lì che siamo tutti adesso, all’ inizio , di un nuovo ciclo , in compagnia delle migliori menti di questa generazione.

Elenco e tracce

01   Howl (Single Version) (00:00)

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