Commedia del 1989, scritta e diretta da John Hughes, specializzatissimo nel genere, molto attivo negli anni '80. Hughes è da ricordare per l'impiego di attori come Matthew Broderick, Kevin Bacon, Steve Martin e John Candy, in pellicole leggere e adatte all'espressività di questi amati caratteristi.

In "Io E Zio Buck", titolo originale "Unkle Buck", spicca il sarcasmo di John Candy, robustissimo attore con faccione rassicurante, deceduto per attacco cardiaco a soli 44 anni, a metà degli anni novanta. Il tema del rapporto famigliare un pò sgangherato è tanto caro al regista, che adora mettere in evidenza le abilità dei protagonisti lasciandoli agire piuttosto liberamente.

Candy è brillante, comico al punto giusto, quasi mai sopra le righe, perfetto in questo personaggio. Non da meno l'ex bimbo prodigio Mac Culkin, che in questi anni si dimostrava tanto tenero quanto canaglia; fantastica la scena del botta e risposta tra lui e lo zio, che in una sorta di rapidissima intervista si inquadrano a vicenda.

Lo zio Buck deve occuparsi dei tre figli del fratello, che insieme alla moglie deve lasciare la città per qualche giorno. Oltre a Miles (Mac Culkin) e la tenerissima sorellina Mazy (Gaby Hoffman, attrice ormai 25enne che non ha mai sfondato), c'è l'adolescente (15 anni) incazzata Tia (Jean Louisa Kelly, altro fantasmino del mondo attoriale), che crea problemi a non finire. Intorno alla rabbia costante della giovane ruotano alcuni messaggi del film: genitori troppo presi dal lavoro che lasciano i figli a se stessi, il forte conflitto generazionale, la sfiducia nel prossimo, la ricerca dell'indipendenza, primi confusi amori adolescenziali.

Dallo scapolone Candy invece arrivano i valori positivi, come quello dell'amore disinteressato che porta i suoi frutti, della conquista della fiducia attraverso gesti di amore piccoli (per i bambini) o grandi (per la ragazza), alla difficoltà di mettere la testa a posto (il solito quarantenne indeciso che non ha voglia di mettere la sua vita in ordine e fa il tira e molla un po' con tutto). Lo zio e i ragazzi si troveranno in una situazione nuova e impareranno l'uno dagli altri, e quello che sembrava un incontro piuttosto forzato si trasforma in una settimana di successo dove tutti escono con qualcosa in più.

La commedia scorre bene, senza acuti o punti morti, e non ci sono particolari apici di comicità. Rimane tuttavia piacevole, sebbene i temi non portino lo spettatore ad essere particolarmente colpito. Come dicevo all'inizio, le commedie di Hughes, si basano molto sull'impatto del protagonista sul pubblico, appunto la forza della figura comica di John Candy (o se vogliamo, visto per come è stato tradotto in Italia, sulla tenera simpatia della canaglia Culkin), dunque tale commedia è perfetta per una serata leggera in famiglia, coi bimbi, o per i fans del genere.

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