Non è mai stato un bel giorno il 24 dicembre.

Devo dirti una cosa piccolina, una cosa che non ti dirà mai nessuno, men che meno tua madre. Così cominciava mia nonna, poi guardandomi dritta negli occhi ed agitando il suo enorme indice vicino al mio viso, cominciava a snocciolare il più prezioso dei suoi consigli:

Chi là d’or, chi là d’arzant, chi là ch’an vel un azident (chi l’ha d’oro, chi l’ha d’argento chi l’ha che non vale un accidente). Non capivo, ma continuavo ad osservare il suo ditone che si muoveva ritmicamente come un vecchio blues. E completava con “tu devi averla d’oro!” in italiano, perché capissi bene, a tal deg. Poi continuava con as cgnoss piò prest un buseder d’ un zopp (Si riconosce prima un bugiardo di uno zoppo). Ah, i proverbi, li adoro. Non si possono spiegare a parole, devono essere assorbiti con il corpo e la mente, proprio come il blues.

Ho sempre voluto bene a mia nonna, unica, completamente, totalmente mia, e lei mi amava come nessun altro è mai riuscito. Le saltavo al collo e la stringevo forte ed ero felice, nonostante i miei diciannove anni.

Non è mai stato un bel giorno il 24 dicembre. Non ho mai sopportato le Christmas song’s, jingle bells, gli alberi con gli addobbi, le luminarie e la gente che ride… ‘zzo avete da ridere? A casa sua ho ascoltato Kind of blue (MD), Blue line (MA), Blue train (JC), Blue (JM) Otis Blue (OR), come se il blu(es) fosse il colore preferito dalla solitudine. Ora sono con te, sola, senza figli, compagno, mamma, nipoti, amici e fratello. Chi mi conosce lo sa. Ogni anno vado a Porretta, le porto un fiore, la saluto, le racconto i miei sentimenti e piango, poi tendo l’orecchio, al buio e ascolto. Ogni anno un solo cd. Ma deve essere speciale, molto speciale.

Non è mai stato un bel giorno il 24 dicembre. Quest’anno con me c’è un live blues registrato al Cafe au go go. Il cantante/chitarrista narra di storie in cui è cattivo come Jesse James, oppure di una donna alta e piangente come un salice o della prima moglie che lo ha lasciato… alla fine borbotta che questo è real blues, si real blues. Poi angosce e miseria, un bourbon, uno scotch e una birra…E’ perfetto. La musica mi avvolge in dodici spire con una chitarra lugubre, il piede a battere il tempo e una voce oscura e possente. Non uscirò mai viva da questo blues. Otis Spann accarezza i tasti bianchi e neri, ammanta i brani di compassione, ma lentamente, con garbo sottolineando chitarra e voce. Chitarra e voce, ma sul palco sono in sette. Questo è il miracolo del blues, anzi real blues. Pochi accordi suonati all’infinito, brani che si arrampicano nelle emozioni, nessuna traccia di contaminazioni, la purezza che si impasta con le lacrime

Non è mai stato un bel giorno il 24 dicembre. Anni dopo ho scoperto di non averla d’oro, neanche d’argento. Il primo l’ho sposato, per il secondo ho divorziato… Un abbraccio, ciao ci sentiamo tra un anno nonna Tina

Non è mai stato un bel giorno il 24 dicembre.

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