E' strano che nella sezione folk nessuno si sia ricordato di questo cantautore scozzese dalla voce calda e melliflua che si amalgama alla perfezione (specie in quest'album) con il suono inconfondibile della sua chitarra. La sua musica così intima, ma anche colta e raffinata, avvolgente e malinconica lo fa entrare secondo me nell'"Olimpo dei grandi cantautori".
John Martyn inizia la sua, a dir poco altalenante, carriera (cocenti delusioni, cronici problemi con l'alcool... e non solo) nel lontano 1968, poco più che ventenne. I suoi primi lavori sono legati all'Island, celebre etichetta inglese, per cui negli stessi anni incideva anche Nick Drake suo grande amico (a cui più avanti dedicherà la splendida "Solid Air"), ed è proprio agli "anni dell'Island" che risale questo disco .

Disco che alterna splendide ballate acustiche ("Go easy", la stessa "Bless the weather", piuttosto che "Just now" o "Head and heart") impreziosite da una produzione e degli arrangiamenti che guardano anche al jazz, al blues, e a divagazioni strumentali ("Glistening Glyndebourne"), che sono il preludio a dischi più sperimentali e impegnati, uno su tutti "Inside out".

Il disco si chiude con una dolce e delicata rivisitazione di "Singin' in the rain" ... e mai chiusura fu appropriata per uno dei dischi più significativi del folk (chiamarlo così è davvero riduttivo) britannico se non mondiale.

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