Pubblicato nel 1999 con lo scopo di chiudere il contratto discografico con l'etichetta Mercury, "Rough Harvest" è una raccolta insolita di nastri registrati da John Mellencamp con la sua band nei suoi studi di casa a Belmont, Indiana nel 1997 mentre la pioggia non smetteva di scendere e i telefoni non squillavano. Questo disco informale ci presenta un Mellencamp nudo e disadorno, intento ad offrire ai suoi ascoltatori alcune pagine più o meno note del suo repertorio in versioni elettroacustiche. Brani suonati senza affanno, per puro piacere, come se si trattasse di un sound-check prima di un concerto e che in alcuni casi riservano gradite sorprese. "Rough Harvest" è sostanzialmente una session di pura american music assai ispirata che, pur non aggiungendo nulla di radicalmente nuovo a quanto l'ex Cougar ha già ampiamente espresso e dimostrato nella sua storia discografica, risulta alla fine assai godibile e piacevole.
L'iniziale "Love And Happiness", alleggerita e spogliata dalle dure chitarre marziali presenti su "Whenever We Wanted", diventa una splendida ballata rock dominata dagli strumenti acustici. "When Jesus Left Birmingham" perde il suo ritmo torrido e la matrice black che aveva sullo splendido "Human Wheels" per assumere toni più rassicuranti dal sapore irlandese. Persino due grandi canzoni come "Key West Intermezzo" e la stessa "Human Wheels" risultano sempre affascinanti, grazie ai loro irresistibili refrain, nonostante siano proposte in versioni più spoglie rispetto alle originali. Se la splendida "Jackie Brown" mantiene intatta la sua natura di ballata folk, "Between A Laugh And A Tear" e "Minutes To Memories", due pezzi tratti da "Scarecrow", assumono inattesi toni springsteeniani che le rendono maggiormente introspettive e riflessive. "The Full Catastrophe" rimane anche in questa sua nuova veste un brano di qualità ma secondario mentre la nuova resa folk-blues del classico "Rain On the Scarecrow" nasconde intense radici rurali sconosciute nella notoria versione di studio, che mettono maggiormente in risalto il duro realismo del suo testo realista.
Molto belle risultano anche le versioni del traditional blues-gospel "In My Time Of Dying", qui presente in una magistrale rilettura e della dylaniana "Farewell Angelina". Peccato che "Rough Harvest" giochi male le sue ultime carte proponendo nel finale due cover abbastanza superflue e decisamente lontane dal mood generale del disco. La versione di "Under The Boardwalk", un vecchio successo dei Drifters, proviene da una registrazione fatta in studio con Don Gehman nel 1986 mentre la morrisoniana "Wild Night", già su "Dance Naked", è qui proposta in una versione live che purtroppo non eguaglia quella su disco. E' uno strano modo di concludere un'opera particolare e dai sapori antichi. Probabilmente la presenza di un'altra manciata di brani presi a caso da dischi come "The Lonesome Jubilee" o "Big Daddy" e riarrangiati in chiave elettroacustica, avrebbero regalato qualche punto in più a questo capitolo discografico secondario nella carriera di John Mellencamp.
Un episodio minore che ha il grande pregio di sorprendere l'ascoltatore grazie ai suoi suoni che celano un piacevole aroma che profuma di antico.
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