Notizia numero 1: Petrucci (si sa) è il chitarrista dei Dream Theater, ed è un innamorato perso delle sperimentazioni (che a volte sono spinte al limite di essere fini a se stesse), amico dei più grandi chitarristi virtuosi contemporanei (nell’ultimo G3 c’è lui assieme a Vai e Satriani).

Notizia numero 2: Jordan Rudess è il tastierista dei Theater, ove ha raccolto l’eredità di Kevin Moore, cresciuto stregato da King Crimson, Chopin, Hendrix, Genesis, Bach, Pink Floyd, Yes: da questi pochi dati potete gia intuire quanto possa il dotato musicista esser malato…

Notizia numero 3: I due hanno il viziaccio di intraprendere entusiasmanti joint-venture con strumentisti provenienti da approcci musicali estremamente differenti tra loro. I fan dei DT e di Tony Levin (grandissimo!!!) non potranno non conoscere i due Liquid Tension Experiment, favolosi progetti nei quali troviamo la partecipazione dei due soggetti in oggetto (che bello dire “progetti-soggetti in oggetto”)

Notizia numero 4: Non troverete questo dischetto nel vostro negozietto (così ancora fa rima): dovevate comprarlo on-line dal sito di Petrucci quando era disponibile! Adesso “this CD is currently not available but will soon be re-released with bonus tracks” quindi aspettate sbavando che esca la nuova edizione contenente tutto il concerto e i dialoghi dei due. Oppure trovatene qualche copia qua e la, ma dovrete faticare un pochettino per rinvenirlo non in versione bootleg.

Notizia numero 5: Questo è un piccolo capolavoro del prog-rock semiacustico: due demoni che mentre si arricchiscono mutuamente e si esaltano vicendevolmente, accordano momenti di eccitazione e tensione intervallati da riflessive pause “tantriche”.

"An Evening With John Petrucci & Jordan Rudess" è stato rilasciato nel Dicembre 2000 a memoria di un epico show del giugno 2000 all’Helen Hayes Performing Arts Center, precisamente a Nyack, Nuova York. Contiene sette tracce in cui vengono esplorati più campi musicali differenti. Si va dalle pure fantasie al pianoforte (“Truth”), molto Schumann, all’improvvisazione con un suono semidistorto di chitarra che ricorda molto Ritchie Kotzen in Electric Joy, alla musica pseudo-celtica abbozzata in “Fife & Drum”, carinissima melodia in cui le variazioni di accento esaltano i frequenti cambi di ritmo. Unisoni precisissimi, scherzi musicali, incroci pericolosi di scale, accordi e arpeggi suonati con eleganza e raffinatezza: c’è un po’ di tutto per esserne contagiati. Petrucci dimostra di trovarsi assolutamente a suo agio con la chitarra acustica e persino coi ritmi spagnoleggianti. A volte riesce ad echeggiare il feeling di mostri sacri come Paco de Lucia (per l’interpretazione della chitarra spagnola) e la mano-frullatore di Al di Meola nel jazz latino. Jordan Rudess è di estrazione classica (credo non sinfonica ma concertistica) e gli studi avanzati sul pianoforte si sentono tutti. E’un disco mai banale, pieno di passaggi piacevoli, anche se tendente alla superbia e all’alterigia ove diviene d’accademia pura (la divagazione di Petrucci all’inizio di Black Ice ne sia da esempio). Ve lo consiglio. O forse no, coi virtuosi non me lo posso permettere. Confutereste affermando che l’essere uno stupefacente strumentista comporta automaticamente il non saper offrire emozioni. Quindi non reperitelo. Anzi, fate così, dimenticate il contenuto letto in questa recensione, lasciate a me solo il diletto concesso dall’ascolto di due tizi che sanno come si suona il loro strumento…

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