Piccola introduzione fuori tema (forse): qualche anno fa ebbi la grande fortuna di assistere a un concerto di un trio piuttosto atipico, formato dalla pianista romana Rita Marcotulli, dalla cantante napoletana Maria Pia De Vito, e dalla ballerina MaiaClaire Garrison. La performance mi lasciò senza parole. Adoro Rita Marcotulli, e le "improvvisazioni di danza" della Garrison furono memorabili. L'esibizione vocale della De Vito fu straordinaria, la cantante è dotata di una vocalità estesa e duttile, e di una passionalità che arriva diretta alla viscere, saltando a piè pari orecchie e cervello.
Si può capire cosa avrà immaginato Ralph Towner, quando nel 1997, in attesa di salire sul palco, si sistemò tra il pubblico del festival di Roccella Jonica e assistette a una performance del duo di Maria Pia De Vito con il pianista inglese John Taylor. "Con questi due ci devo assolutamente suonare" pensò; detto fatto, cinque minuti dopo la fine del concerto era già in camerino a discutere con il vecchio amico e la nuova collega.
"Verso" fotografa e condensa un triennio di collaborazione e attività concertistica del trio, fornendo un convincente panorama delle direzioni sonore esplorate dai questi tre grandi musicisti nel corso delle loro collaborazione. L'iniziale "Renewal", un classico brano di Towner, ricco di influenze barocche, chiarisce subito che qui siamo di fronte a tre improvvisatori con ruoli paritetici. La De Vito con i suoi vocalizzi ricopre egregiamente un ruolo che, dall'atmosfera del brano, potrebbe essere stato benissimo di Paul McCandless. Towner e Taylor danno vita a un ricco interplay, forti di una pluriennale esperienza comune, e pongono molta attenzione a non pestarsi i piedi reciprocamente, nella non ovvia sovrapposizione tra piano e chitarra. Per un "towneriano di ferro" quale sono, è emozionante il trattamento solistico che Taylor, con il suo pianismo percussivo ed astratto, riserva ai brani del chitarrista ("I Knew It Was You", "Redial").
Con i brani di John Taylor ("Aftertought") il quadro si fa più algido, quasi "geometrico", ed è qui che la De Vito mostra il suo magistero tecnico e l'assoluta padronanza dei suoi mezzi. Oltre alla conferma della cantante, abbiamo qui la rivelazione dell'autrice, sia in fatto di musica che di testi. Un brano originale suo, "Scugnizzeide". Ancor più interessante il fatto che la nostra scriva i testi per alcune composizioni di Towner e Taylor, ammantandole di una veste inedita ed originale. Strano a dirsi, l'accoppiata di sensibilità partenopea, formalità esecutiva e tenue lirismo funziona a meraviglia. La romanticissima ballata "Al tramonto" di Towner viene arricchita da un testo napoletano toccante e ispirato, che si adatta come un guanto alla melodia; d'ora in poi sarà praticamente impossibile ascoltare la sola versione strumentale di questo brano... lo stesso dicasi per "Claridade", ribattezzata qui in "Chiara". Il pensoso "Simone" sempre di Towner, viene arricchito dalla voce duttilissima e della DeVito, in grado di passare agevolmente da un cantato aperto e gioioso a un sussurro chiaroscurale.
Se amate Towner e Taylor, un ascolto è d'obbligo; se avete voglia di sapere a quali livelli si stanno piazzando i musicisti jazz (ma non solo) italiani sul panorama internazionale, questa è una brillante ed esaustiva conferma. Un disco passato un po' sotto silenzio alla sua uscita ma a mio parere assolutamente da ripescare.
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