Libertà, scarna radura al deserto delle possibili cose:

sguardo son di gazzella che spunta da fonte di pece.

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Oriente — Occidente: quanta discordia in questo trattino.

Molti sono i rapporti che gli uomini hanno in esso proiettato: un rapporto includente (Oriente e Occidente), un rapporto escludente (Oriente o Occidente), un rapporto di identità (Oriente è Occidente).

Questo non è importante, in fondo.

Lascio ad altri l’onere.

Il catalano Jordi Savall, per esempio.

Con le sue dita nelle corde d’una lira di frassino, dismesse per l’occasioni le profondità del violoncello barocco, dice tutto quel che si può dire.

E lo fa tacendo.

Sono gli stessi strumenti a suggerire un unico mondo musicale: è l’oud a profumare di zafferano e cumino, è lo spazio che le odorose percussioni rendono ambrato e di miele. Fuma, nel bruciaprofumi foggiato da mani adatte al bronzo, un suono indicibile che par di resine o di giacinto.

Nell’Alcazar di Cordoba, al tempo di ʿAbd al-Raḥmān, vorrei soltanto ritornare, per affogare in questa sinestesia.

Medicamento soave.

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