Era il 2002, siamo nel post 11 settembre, gli States bombardano l'Afghanistan in cerca di due fantasmi che sconvolgono il mondo tutt'oggi: Osama Bin Laden e il suo fratellino prediletto Petrolio...
In Europa iniziano i primi fervori pacifisti, così anche in Italia, i primi timidi manifestanti si fanno sentire con i primi "senza se, senza ma". E il sottoscritto iniziava timidamente a cercare la culla delle sue idee, cercandole tra Marx, Nietzsche e i No alla guerra. I No mi albeggiavano in capoccia, avevo il romantico aspetto trasandato del bellotenebroso, giovane ribelle. Ma ero ancora troppo piccolo per guardare il mondo con sguardo critico, e capire che la purezza di spirito è un'utopia. Per esempio non capii il fiuto eccezionale di Jovanotti in affari. Eravamo nel colmo d'una guerra, e già si sentiva parlare di Iraq, la Fallaci faceva le sue uscite del cazzo... ed ecco lui, il rapper di SanRemo, con l'aria oramai compassata d'un Guru che fa il primo lavoro a bande larghe italiano pacifista del periodo. Inutile dire le vendite grazie al singolo crossover-finto folk "Salviamoci" politicizzato e pacifista, con rime banalissime su quel sound tuttavia orecchiabile, ma non orapchiabile. Sapevo ancora poco di rap, e quando l'11 marzo del 2002 (o 2003? non ricordo bene) mi regalarono "Il Quinto Mondo" ero contentissimo che tra i miei Guccini e De André trovasse posto anche un pacifista ribelle come Jovanotti. Già, povero illuso. A 2-3 anni da allora, riascolto quel regalo tanto ambito, e mi vergogno di me.
Dopo "Salviamoci" è il turno di "Un Uomo", un beat che tenta di ricalcare il Jovanotti dei primi lavori pseudorap, e che ci apre le orecchie al suo bel mondo: pacifismo, il solito tenero e impacciato romanticismo, la sua semplicità ricercata, la sua finta ironia da scadente nobiluomo alle prese con dei plebei... uno pseudorap stupidissimo e banalissimo... "rivoluzionario", eh già... rivoluzionario. E io sono nazista, guarda un po', ora mentre ti ascolto Lorenzo, mi vien voglia di gridare tutto il contrario tuo... e allora viva la guerra!
"L'Albero Delle Mele" è l'unico pezzo insieme a "Date al diavolo un bimbo per cena" orecchiabile e passabile dell'album... beat teso tra jazz, world music e quasi bebop in alcuni punti, testo sempre scontato ma tenero in fondo in fondo.
"Ti sposerò", la base sembra la sigla in campionamento karaoke d'un telefilm alla "Sei grande maestro!" per bambini e vecchi annoiati... trasmesso su canale 5 all'ora di pranzo, mentre mangi pasta al burro o riso in bianco o alle 20.15 mentre mangi le stesse medesime cose. Il testo banalissimo, lui ha una voce insopportabile, il beat poi diventa quasi una base anni '40 da localino con conigliette poco vestite che passano per i tavoli e ballano su un palco basso, imitando marinai e gondolieri. Insomma una noia.
"Morirò D'Amore", che palle, Jovanotti rispolvera il suo romanticismo adolescenziale su una base che sembra un campionamento di quelle sue vecchie e il testo che sembra uguale a "Ti Sposerò". Quant'è noioso, capisco perché è cornuto, e seguro seguro stai a vedere che 'ste canzoni sono per riavvicinare la fuggitiva al nido "sono mela e me ne sto sul ramo, ma se non mi cogli marcirò" dio... marcisci! "che è successo non lo so, che m'hai fatto non lo so, so soltanto che se te ne vai io morirò" con quel dannato beat che sembra ancora karaoke, dal quale ogni tanto sbucano tentativi di campionamenti tipo raggi alieni e "pipipipipì" del diavolo!
"La Vita Vale", politica pacifista in un tentativo di rap che non riesce a sfociare neppure in crossover, un tentativo fallimentare di ecologia militante, e rivendicazione della semplicità, che non regge su questo slogan che suona di vecchio, tentando di imitarsi, di quando ancora il suo pseudorap dava qualcosa di utile (molto poco), "una vita vale (...) più di una multinazionale" in coro di quattro troiette con sopra lui che fa "get up, get up, ahyeah" e poi fa "cosa devo fare mama! mama!" tentando di imitare addirittura Zucchero, e tentando poi di arrivare in un Gospel-Spiritual che suona d'imitazione mal riuscita della brutta copia di "Spiritual" di De André...
"Noi", tentativo fallimentare di riapprocciarsi ad un po' di funky, un po' di rap, con scratch fiacchi sotto, e un beat che suona palloso lontano un miglio, Lorenzo sembra voler avere la presunzione di cantare un inno generazionale, un po' rivoluzionario, di una generazione sconosciuta, che non si capisce quale sia... mah. E quando poi dice "e fuochi che si spengono" si ferma veloce e greve come se avesse detto la perla di saggezza del secolo, cristoiddio...
"Salato parte uno" e "Salato parte due", il primo tentativo molto commerciale e fiacco di world music, che al confronto "Rotolando verso sud" dei Negrita sembra un capolavoro, il secondo un tentativo fiacco di cooljazz e blues, mal riuscito, molto mal riuscito. Poi vengono "Canzone d'amore esagerata" e "(Storia di un) Corazòn" che sono una festa di retorica melensa e stupida su un tema che non è nuovo del repertorio: L'AMORE (basta mi vien da vomitare, troppo, troppo smielato, sembra di essere finiti in overdose di quelle caramelle gommose e morbide rosa e iperzuccherate o di essere finiti in una cappa di quei profumi cotonati iperdolci e abominevoli).
"Il Quinto Mondo", pacifismo, critica alla crudeltà degli altri quattro mondi, utopia e NOIA.
"Date Al Diavolo Un Bimbo Per Cena" ulteriore tentativo funky e rap (che non riesce) del cd. 11 minuti di politica e tenerezze varie, ma non è bruttissima, poi quando dice "sono io l'MC" mi si forma un sorriso di pena e tristezza sulle labbra. Sembra sentire cantare un ottantenne che non ha fatto la seconda guerra mondiale ma l'ha solo seguita da lontano e ancora cerca di rientrare nei canoni di chi l'ha fatta riproponendo gli stessi temi, negli stessi modi di sempre. Penoso.
Il cd chiude con "30 modi per salvare il mondo", riassunto di tutto il resto dove si parla d'amore, politica e nostalgia. Ma non è efficace. Le basi sono quello che sono e i testi sono quello che sono.
Zero perché questo Jovanotti è penoso, un cane cieco e sordo e con l'olfatto malridotto, malato terminale, agonizzante, che attende solo d'essere soppresso, ma deve restare competitivo, una guerra con se stesso che perderà. Penoso, sparategli un chiodo in testa, iniettategli qualcosa... sopprimetelo, è come sentirlo implorare pietà dallo stereo. "Tanto(3)" ne è la dimostrazione, e scommetto che "Buon Sangue" è un nuovo tentativo di tirarsi fuori da un limbo dal quale non si libererà mai, e rientrare in un paradiso nel quale non rientrerà mai. Ma finché continuerà a prostituirsi a cronaca rosa e spettacolo Lorenzo Jovanotti resterà ancorato almeno al puzzo degli euro e alle hit estive per cerebrolesi che le ballano in gruppo ai villaggi (cosa che al villaggio ove sono stato, mi sono risparmiato).
Detto ciò questo cd è esclusivamente per
1) i fan di Jovanotti, quelli proprio irriducibili eh;
2) i pacifisti incalliti e ottusi che si sono svegliati mò e rispolverano adesso tutto il loro repertorio new romantic radical chic e peace and love delle varie discografie;
3) per gli editori della smemoranda che considerano hip hop gli Al Mukawama e per Simona Ventura che considera Paolo Belli il re del funky italiano, e per i giornalisti che dicono nelle interviste a Jovanotti "insomma con questo album sei tornato a dare una svolta funky e hip hop alla tua musica";
4) e ovviamente a Jovanotti, convinto di ridare una svolta funky hip hop alla sua musica e convinto che due definizioni d'ignoranti in materia e un po' di pace spiattellata su qualche base si possa vendere così come se niente fosse, e venir considerato artista comunque.
No Lorenzo, non ci casco.
Se questa è arte, se questa è innovazione...
Salvami Salviamoci...
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