In un epoca di conoscenze orizzontali della musica rock, quando grazie ad Internet si ha accesso ad una quantità incredibile di informazioni su gruppi che non esistono più e si ha la possibilità di "scaricare" in un attimo e di gustarsi pronta cassa album incisi decenni fa, il pericolo è quello di non dare profondità storica a quello che si ascolta e di banalizzare, attualizzandolo, un sound che merita un ben diverso trattamento. In quest'ottica un lavoro come "HEART AND SOUL" assolve in pieno il suo compito, storicizzando adeguatamente la musica dei Joy Division ed offrendo il compendio ufficiale definitivo dei quattro mancuniani.

La mole dell'opera (quattro compact disc di cui uno dal vivo) e l'utilissimo libretto allegato permettono effettivamente di attrezzarsi adeguatamente per un "viaggio" che non ha eguali nella musica rock degli ultimi trent'anni. Ormai è ufficiale: i dischi dei Joy Division sono importanti tanto quelli dei Velvet Underground incisi 10 anni prima. Anche se il background e il risultato finale dei due gruppi è totalmente differente. I Newyorkesi hanno inventato uno stile dal nulla, una nuova musica, ed erano supportati da un entourage di tutto rispetto, la Factory (?!?) di Andy Wahrol. Inoltre i Velvet erano effettivamente musicisti, il rocker Reed e l'avanguardista Cale erano intrisi fino al midollo di umori malati e malsani che attendevano di concretizzarsi in un suono diretto ma ambiguo, reale ma deviante.

I Joy Division invece erano quattro piccolo-borghesi inquieti - classe impiegatizia per lo più - attratti dalle immagini decadenti di una Germania tardo nazista, desiderosi di fare qualcosa di nuovo in un'epoca in cui il la coda finale del glam-rock di Bowie, Roxy Music e Mott The Hopple donava i suoi ultimi frutti. Fatale è stato l'avvento a Manchester dei concerti dei primi gruppi punk, Sex Pistols e i concittadini Buzzcocks in testa: leggenda vuole che durante uno di questi concerti i quattro abbiano deciso di fondare il gruppo. Il concetto punkista del Do It Yourself è stato applicato alla lettera dai Joy Division: il primo disco 7" An Ideal For Living è stato interamente prodotto da loro, copertina filo-nazista inclusa. E qui ci fermiamo col nazismo: per loro era solo una questione estetica, non certo ideologica! Quel che seguirà dopo è una storia che veramente ricorda il "sogno americano": l'ascesa fra i grandi di un gruppo normalissimo di persone (certo il suicidio di Ian Curtis ha notevolmente contribuito ad amplificare e glorificare tutta la faccenda).

E veniamo alla musica. Una delle caratteristiche che spero venga percepita dalle nuove generazioni è l'estrema umanità delle loro canzoni: è questa la vera ed unica formula della loro popolarità. Un'umanità palpabile che rende i loro dischi unici nel genere. E qui ci sarebbe da disquisire con quanti accostano a loro gente come Interpol, ottimi per carità, ma assolutamente estranei se non per un vago "guscio" di sonorità. La validità e l'importanza della loro musica è assoluta se pensiamo che nemmeno i trucchi digitali del maniacale produttore Martin Hannet  sono riusciti a scalfire e deteriorare la tensione, il senso di gelo ma anche la gioiosa immediatezza, testi a parte (Something Must Break, Means To A End) delle loro canzoni.  

In "HEART AND SOUL" troviamo praticamente tutta l'epopea Joy Division. Dal confuso esordio semi-punk del luglio 1977 con la session dei Pennine Sound Studios (disponibile prima solo sul fantomatico CD dei Warsaw con il neonato in copertina), alle prime incisioni ufficiali di A Factory Sample e An Ideal For Living più le Peel Sessions. Dalle successive sessions per dischi mai prodotti per la RCA e per la Radar Records a tutti i 7" e 12" compreso quello per Sordide Sentimental ed il flexi-disc con Komakino e Incubation. E naturalmente tutto "UNKNOWN PLEASURES" e "CLOSER" e quasi tutto "STILL".

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