C'era una volta quella fantastica, un po' surreale ed effimera "moda" che passò ai posteri col curiosissimo nome di Space Age Pop Music.

Nell'era dei grandi viaggi spaziali qualche matto compositore d'orchestra pop, di quelli che negli anni ‘50 dominavano il mondo, al decimo martini (e pure, ci giurerei, al decimo di qualcos'altro...) in qualche night club dove magari si era appena esibito cominciò a fantasticare di come poteva essere il pop orchestrale su Saturno o su Giove...

Non fu musica da "corrieri cosmici" quella che ne venne fuori ma proprio quest'oggetto oscuro e misterioso che è la musica di Esquivel, pianista e compositore messicano che alla fine dei Fifties, affascinato dalle possibilità del neonato sound Stereo, incominciò le sue stravaganti "sperimentazioni" più esotiche che spaziali. La sua è una specie di pop music da cocktail ma ciò che la rende assolutamente unica e peculiare sono gli arrangiamenti che potrei definire solo con una metafora: Henry Mancini (quello della pantera rosa, di colazione da Tiffany) alla mescalina messicana...

Tutti gli elementi tipici dell'orchestra pop (dai mille archi ai coretti "du bi du bi du ba-ba"...) sono mescolati insieme a qualsiasi nuova diavoleria elettronica che potesse all'epoca produrre un qualche suono, primi fra tutti il leggendario theremin, quello dell'inizio di "Good Vibrations" (anche qui giurerei che Brian Wilson abbia imparato un paio di cose..) e di tanti film horror anni Sessanta, l'ondioline e chissà quanti altri, per creare una sorta di strambo proto wall of sound.. Un suono che, provare per credere, non si può non definire, nel senso più Sixties del termine, "psichedelico" per la sua distorta e deformata versione dell'easy listening allora in voga (si ascolti "Misirlou" quella del tema di Pulp Fiction, una vera chicca)...

E questa possibile "interpretazione" della sua musica ha avuto conferma negli Anni Novanta nientemeno che con i grandi Stereolab i quali, con il loro "kraut-psych-avant-rock retro-fururista", hanno riportato in auge lo Space Age Pop tutto sapendo riproporre quello che di nuovo e diverso Esquivel e company avevano creato..

Nota: questa è una raccolta di due dei suoi migliori album uscita a metà anni Novanta proprio in occasione della riscoperta del genere...

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