Impero del Sol Levante nipponico, contesto postbellico: fra le non citate macerie di Hiroshima e Nagasaki la società nuclearizzata nell'intimo e nella membra si appresta a risollevarsi dalla catastrofe, a recuperare pagode e templi, a rimettere in sesto gli assolutamente contrastatant stili di vita del suo popolo. Una civiltà immersa in un mastodontico gap fra mentalità feudale e impreditorialità post-fordiana, divario che interessa altresì la sfera moral-sessuale: ecco dunque la terra della rigida castità da Ancien Regime pre-Meji e delle femmes fatale più agguerrite delle più disinibite colleghe occidentali, landa della sempiterna pudicizia intervallata comunque da sporadiche - tuttavia intensissime - voluttuosità trans coniugali.

Questo, a grosse somme, il contesto de "La Chiave", scabroso romanzo-diario redatto in un'epoca non proprio aperta al libertinismo colto e intellettuale (vedasi le opere di Pasolini et similia), ma che tuttavia non poteva più contenere i fermenti erotici e pulsivi derivanti dall'emancipazione occidental-femminista. Il capolvoro di Tanizaki (peraltro reso in versione filmica da Tinto Brass) narra appunto il contrasto, mortale e venereo, fra un'essenza umana legata ad un passato di tradizioni ferree e invalicabili e purtroppo mossa da una bollente istintualità non più irrinunciabile. Questa difficile situazione non solo troverà sfogo in una redazione "parallela" di diari fra marito e moglie, ma proprio nello strumento del diario individuerà l'arma assassina che alla fine condurrà al decesso uno dei due coniugi, stremato da una condotta sessuale morbosa e febbrile.

Perno fisso del romanzo è il triangolo-no fra un marito ultracinquantenne, dedito ad appetiti "deviati" e scandalosi, la moglie Ikuko, donna apparentemente verginea e pudica e tuttavia regina delle macchinazioni più empie e ciniche possibili, ed infine Kimura, una figura fortemente ambigua che giocherà un doppio ruolo per tutta la narrazione: amico del coniuge maschio e amante della moglie, consulente matrimoniale e fedifrago, compagno di bevute e assassino. Kimura, parossisticamente vero protagonista dell'opera, strumentalizzerà entrambi gli appetiti dei coniugi, aiutando l'anonimo marito a soddisfare alcune perversioni proibitegli dalla moglie (preliminari, feticismo per i piedi) e nel frattempo appagherà nel solito alberghetto le frustrazioni di Ikuko, donna destinata ad un matrimonio infelice e ad una vita sessuale fiacca che tuttavia - attraverso una stravolgente dialettica fra pudicizia e aggressività erotica - cerca di riscattare un'esistenza fiacca e desolante. Le consulenze di Kimura-San non solo ricuciranno il rapporto del coniugi, ma innescheranno un vortice di segreti e passioni del tutto opposte ad una possibile risoluzione dei conflitti interni. Ed è proprio la freddezza ingannatrice di Ikuko ad uccidere il marito, spingendolo col suo consenso a performances notturne sempre più famelice e mordaci che non potrà reggere.

Dentro questa oscura spirale di sesso e macchinazioni ci stanno i due diari, strumenti che comunque verranno utilizzati secondo modalità ed usi diversi da entrambi i coniugi: mentre lo sconosciuto marito riempie pagine bianche descrivendo i suoi timori circa il suo potenziale erotico e aggiungendovi il suo rammarico circa l'impossibilità di concretizzare sulla moglie alcune perversioni deviate (il già citato feticismo pedestre), l'audace Ikuko sfrutterà l'ingenuità del marito per distruggerlo. Il libro difatti si snoda in un assurdo gioco montato dai due partecipanti finalizzato alla lettura dell'uno al diario dell'altra e viceversa: a soccombere in questo puzzle di tranelli e trabocchetti sarà l'uomo, il quale, imbonito da una falsa realtà appositamente redatta da Ikuko per sviarlo dalla pista giusta, sarà portato a offrire il suo corpo alla moglie con tecniche e tempistiche talmente efferate e distruttive da annientarlo.

Il mondo esemplificato da Tanizaki è pertanto una realtà semidistopica in cui la sfera sessuale viene dilaniata da un paradosso dialettico fra repressione pudica e voracità sessual-erotica, una morsa che se non abolita può dilaniare mortalmente uno dei protagonisti del "game": sotto mentite spoglie l'autore probabilmente descrive minuziosamente gli effetti catastrofici di una società feudale dedita al tabù e alla censura "rossa", che stigmatizza maniacalmente appetiti del tutto normali, appetiti che devono essere accuratamente appagati, pena il naturale esacerbarsi degli stessi in un contesto di segreti e minacce sino all'avvento di una società basata sulle sadiane "passioni assassine". Gli scenari enigmatici e sovversivi della "Chiave" possono quindi essere considerati come un "apertitivo" già nefasto all'inferno sodomitico che Sade prima, Pasolini poi hanno estenato con tutti gli onori e le scenografie possibili e immaginabili.

 

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