Era il 2006 quando Justin Timberlake, smessi i panni teenie dell'allegra corazzata Disney e dato fuoco alla calzamaglia color puffo con tanto di spilla da balia, decise di fare un grande balzo in avanti verso la definitiva consacrazione pop-mainstream, senza l'aiuto di bambocci e ragazzetti qual erano i membri della sua ex band Nsync. Futuresex/Lovesounds rappresentò una delle pietre miliari dell'era Timbaland, sbaragliò senza troppa fatica la concorrenza di altri fantocci dell'industria discografica e dimostrò al mondo che non si può passare tutta la vita a fare da galoppini a un grosso pupazzo a forma di topo. L'immagine che Timberlake scelse per il suo secondo lavoro in studio, il raffinato gentlemen in grado di passare repentinamente al Rocco Siffredi delle clip MTV, funzionò a tal punto che persino il patrimonio monumentale del pop in persona, ovvero Madonna, lo scelse come guest star nel suo brano 4 Minutes, strategia utilizzata anche per accattivarsi un seguito statunitense che non la vedeva più di buon occhio come una volta. Eppure, nonostante il successo, i molteplici featuring, le collaborazione a iosa e un seguito di fans con la lingua perennemente gocciolante di fronte a un suo servizio fotografico, Justin si ritirò per anni a fare l'attore, più che altro in modesti blockbuster e neanche troppo rilevanti, e appese temporaneamente il microfono al chiodo.

Il ritorno del protegé di Timbaland alla musica è stato un evento architettonicamente celato dietro una strabiliante cortina di segreti e soffocate indiscrezioni sicché il nuovo album, The 20/20 Experience è balzato agli onori della cronaca quasi senza anticipazioni e spoileraggi vari. Abbandonati set, ciak e copioni, Timberlake riabbraccia il pentagramma come un primo amore perduto e tira fuori dalla naftalina le vesti (figurate e non) eleganti e fatali dell'acclamato FutureSex/Love Sounds. L'intento dell'ex spalla di Topolino è difatti quello di trasformarsi in una sorta di crooner dell'odierno pop commerciale, amante della mondanità e del lusso eppure così lontano dagli effluvi trash-robotici dell'ultima confusionaria stagione in classifica. Ed ecco che mr. eleganza fatta a disco riesce a partorire, per la seconda volta, una grande fattura mainstream: The 20/20 Experience è forse la dimostrazione che stravaganza, eccentricità e camaleontismo senz'anima possono benissimo essere rimpiazzati dalla semplicità di una canzone e di una manciata di canzoni intense e sincere, degnamente curate negli arrangiamenti strumentali e nel mood generale. Sicuro di replicare il consenso ottenuto con il precedente lavoro, Timberlake recluta nuovamente Timbaland il quale riconferma la tradizionale linea pop-R&B da "salotto", mondana, "sciccosa", densa di elementi retrò e classici, funkeggiante, a tratti hip-hop, rock e vagamente danzereccia. Di troviamo, dunque, di fronte a dieci brani in grado persino di "sdoppiarsi" in più anime al loro interno, cosa che riconferma la volontà di arricchire i pezzi con outro e conclusioni a se stanti dal resto delle melodie dominanti.

Pusher Love Girl è una partenza a dir poco scenografica, una sorta di melodia funky-jazz-soul con un groove retrò alla 007 di notevole effetto la quale anticipa un secondo capitolo di immersione nella raffinatezza pop rappresentato dal primo estratto Suit & Tie, pezzo R&B flirtante l'Hip Hop con un'atmosfera da "champagne&calici&gioielli". Seguono poi le tre perle dell'album ovvero Don't Hold The Wall, incentrato su una gustosa melodia etnico-tribale, il gradevolissimo calderone chill-out/ambient di Strawberry Bubblegum e Tunnel Vision, una magnifica versione 2.0. del pathos incombente di What Goes Around...Comes Around. Menzioni anche per la conturbante Let The Groove Get In, altro esempio di pop-urban che sposa l'afro-tribalità, l'oniricità semi-elettronica/trance della ballata Blue Ocean Floor e Mirrors, classico pezzo dance-R&B alla Timbaland facilmente paragonabile ai fasti di Cry Me a River.

Quando il ragazzino diventa uomo e la casacca di Mickey Mouse diventa un completo giacca&cravatta: The 20/20 Experience simbolizza definitivamente il trapasso dalla fantasia insipida alla realtà multisfaccettata e fatta di sentimenti e melodie, l'abbandono del Big Brother per bambini sotto forma di pupazzi e castelli, l'accomodamento presso una stabile seggiola nel consesso mainstream. Justin Timberlake partecipa di nuovo al sacro conclave del pop, seduto rilassato a godersi le baruffe di starlette e finto starlette che si tirano i capelli e le parrucche per accaparrarsi una fetta sempre maggiore di non-avanguardismo e non-futurismo.

Justin Timberlake, The 20/20 Experience

Pusher Love Girl - Suit & Tie - Don't Hold The Wall - Strawberry Bubblegum - Tunnel Vision - Spaceship Couple - That Girl - Let The Groove Get In - Mirrors - Blue Ocean Floor

 

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