In orbita negli anni '80, attorno al tenue sole della Pop Muzic elettronica, i Kajagoogoo ricordano più gli asteroidi che le meteore, quanto a importanza storica: piccoli gruppi in orbita senza mai cementarsi in un solido prodotto commerciale, lacchè nelle carrozze Synth-Pop dei vari Duran Duran e Spandau Ballet.

Il riferimento alla band di Nick Rhodes non è casuale, visto che il produttore di questo esordio discografico è proprio il tastierista della band inglese, che vorrebbe trasferire, senza riuscirci, il suo moderato look glam simil Bowie della trilogia berlinese, su questi pallidi epigoni. Sotto allora con l'hit mondiale "Too Shy" dall'incedere rarefatto, col basso di Nick Beggs a dettare il ritmo del pezzo unitamente alla voce calda, senza sussulti, del singer Limahl, elementi risolutivi che portano il nome scioglilingua della band in tutte le discoteche del mondo. Tanto complicato il nome della band quanto impalpabile la ricetta musicale: sulla fondamenta di "Too Shy" i nostri valvassini pop riescono a cucire un album, questo "White Featers" datato 1983, che vende poco, non certo aiutato dalla copertina spersonalizzata.

I cinque Kajagoogoo, nati dagli Art Noveau nel 1979, sono figli della propria epoca, dal look sovraccarico, haircut confezionato da parrucchieri scaltri, visagisti alla Gil Gagnè che trasformano i visetti degli inglesi in perfette plastiche di cerrone e fard a go-go, pin-up man pronti per girare video con i quali far decollare i tre-quattro pezzi buoni del disco in questione. Ecco il secondo hit di piccolo cabotaggio "Ooh To Be Ah" che non bissa "Too Shy" ma profuma di dancing più del dovuto, al contrario di "Hang On Now", scelto come third single, che è lento e d'atmosfera, corredato dal consueto videoclip. Altri pezzi come la title-track e "Lies And Promises"sono infarciti di batteria elettronica dal suono bombarolo e tastiere che riproducono tutti i suoni immaginabili, affatto inebrianti, studiati a tavolino per tentare di ottenere il massimo airplay nelle chart inglesi e statunitensi. Bubblegum music ?

Addirttura "Magician Man" potrebbe attirare le attenzioni dei bimbi dato l'alto tasso di glucosio che ammorba il pezzo, coverizzabile senz'altro ottimamente dalla Cristina d'Avena dei golden years. C'è anche la pennellata strumentale "Kajagoogoo" a tenere alto il ritmo delle luci stroboscopiche, seguita da "This Car Is Fast" entrambe rapportabili alle b-sides dei singoli, "Interview Room" su tutte, ancora più plastificate e votate alla dance music del tempo.

Nel 2003 appare un "Best of" con canzoni del gruppo più o meno note e le perline i Limahl solista: tiepidi lampi di postuma stardust, reliquie di "finto-rock" costruito in studio. Ma esiste anche un rovescio della medaglia rappresentato dalle esibizioni live, nei quali le canzoni si rifanno il trucco, più "popped-In" e meno artificiose con Limahl frontman a suo agio, ma non trascinante. Nondimeno Nick Beggs venne investito da una fiammata rock trovandosi face to face con Lemmy dei Motorhead in sala prove, vittima di un siparietto, dalla cospicua vis comica, allestito da Mr. Kilmster ai suoi danni (www.megabass.it/Stick/Nick Beggs). Nel giro di pochi mesi la novella del gruppo volge al termine e Limahl viene defenestrato, a suo dire perchè la sua immagine easy intralciava la crescita musicale della band. Per un paio d'anni l'ex voce dei Kajagoogoo vive di rendita interpretando il tormentone-incubo "The Never Ending Story", apparendo al Festivalbar nostrano con "Love In Your Eyes", infine sparendo per vari anni dal mondo discografico.

Nick Beggs diventa il nuovo cantante del gruppo e compositore principale, con questo cambio di rotta la band pubblicherà il buon "Island" del 1984 prima di tracollare col terzo disco, pubblicato sotto il brandello- monicker Kaja nel 1985.

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