Storia essenziale della musica elettronica


I. Dal theremin alla Gesang

 

 


È dato per certo che ogni processo creativo trova ragion d'essere nell'invenzione. A cosa deve il suo precorso? È il genio a modellare l'idea: l'archetipo viene plasmato attraverso una speculazione personale o per conto di una tendenza generale già acquisita. Quest'ultimo caso, non infrequente in molte delle grandi invenzioni storiche, caratterizza quella che è considerata dal punto di vista sonoro la più lungimirante invenzione del ventesimo secolo: la musica elettronica tout court, palingenesi razionale della musica acustica prenovecentesca.

Il processo creativo dell'elettronica affonda quindi le sue radici in un percorso inventivo caratterizzato da una notevole ridda di preziosi interventi strutturali: nessuno ha "inventato" la musica elettronica o può arrogarsi il diritto di averne dettato gli stilemi definitivi; la ricerca di nuove alternative alla relativamente limitata varietà di suoni e timbri fornita dalla musica tradizionale viene ormai sentita, nella prima metà del novecento, come tendenza peculiare della nuova avanguardia musicale. L'esperimento più interessante è quello che dà alla luce il leggendario theremin, considerato uno dei primi effettivi strumenti elettronici: il suo inventore, Lev Termen, non può che constatarne l'effettivo impiego solo diversi anni dopo, quando esso diventa la vittima sacrificale di autori del calibro di Robert Moog. Gli anni '20 diventano così ricco palcoscenico di invenzioni strumentali fondamentali per il prosieguo della ricerca sonora novecentesca; i primi decenni del secolo saranno difatti spunto per quello che apparirà come il laboratorio musicale determinante per l'affermazione della musica elettronica novecentesca: il "Groupe de Recherche de Musique Concrète" di Pierre Schaeffer, circolo culturale in cui vede la luce la forma primigenia dell'elettronica, quella "musica concreta" realizzata attraverso la registrazione di suoni provenienti da qualsivoglia oggetto reale. Vengono così a breve recuperati gli strumenti musicali elettronici dei decenni precedenti: tornano in auge il theremin e il martenot, comparendo finalmente nelle prime effettive composizioni strumentali.

Le due menti più fervide in ambito compositivo sono Karlheinz Stockhausen ed Edgar Varèse. Ad essi risalgono le prime opere elettroniche tout court del nuovo corso musicale, i primi spiccioli ben strutturati della più recente tendenza sonora: tra Parigi e Colonia, nel vortice culturale cui prendono parte autori del calibro di Henry e Boulez, i due compositori reinventano l'elettronica. Il poema sinfonico Déserts di Varèse vede la luce nella prima metà degli anni '50, ponendosi come una delle prime opere "concrete" della scuola francese: l'ensemble strumentale, sviluppo dell'orchestrazione della precedente Symphonie pour un homme seul di Schaeffer ed Henry, è composto da fiati, percussioni e registrazioni su nastro magnetico. È l'archetipo sinfonico più rappresentativo della prima vera opera elettronica di ogni tempo: il girotondo fanciullesco di Gesang der Jünglinge di Karlheinz Stockhausen, lavoro essenziale ove un canto di bambini si fonde con un'operazione di sintesi elettronica che prende le mosse dalle tradizionali registrazioni su nastro del Group de Recherche. Attraverso lo studio degli oscillatori Stockhausen confeziona dodici minuti di complesse babeli elettroacustiche caratterizzate da bisticci e ricomposizioni di elementi vocali ed elettrici: le trame musicali affondano le loro radici nel contrasto apparente tra rumore e aspirazione al canto. Carica del fascino che ogni novità porta appresso, la Gesang der Jünglinge assurge a capolavoro nel senso cronologico del termine, apparendo come il primo capitolo di una predetta nuova era musicale. Con essa Stockhausen evolve la musica concreta schaefferiana, superando le limitazioni fornite dalla scarsa gamma di suoni riproducibili da un oggetto concreto: attraverso la sintesi elettronica il suono viene esplorato nella sua multiformità.

È per il momento una ricerca che si occupa di definire la sintesi del mero suono attraverso l'elettronica: nella Gesang, come nelle precedenti opere di musica concreta, la musica elettronica non sostituisce l'orchestra tradizionale, ma vi si siede accanto, presentandosi come riempitivo o contraltare rumoristico: la sperimentazione tratta dell'uso dell'elettronica, non della sua presunta veste orchestrale. Vortici rumorosi, scale scoscese, scrosci atonali. Non una veste melodica, non una funzione ritmica: la sperimentazione elettronica compare nell'opera finita, ma non ne è elemento centrale.

Ma per le nuove evoluzioni, beninteso, c'è ancora molto tempo. . .

 



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